Lotta contro tumori e malattie rare, identificata da un ricercatore riminese una molecola promettente. Grazie all’uso di super-computer il 48enne Marco del Vivo è riuscito a sviluppare ALY101 con il suo team, «una ventina di medici di varia nazionalità con età media 30 anni». Dopo la laurea conseguita a Bologna e il dottorato di ricerca a Trieste, De Vivo è volato per cinque anni negli Stati Uniti prima di tornare a Genova nel 2009 presso l’Istituto italiano di Tecnologia «che accoglie 1.500 studiosi da oltre 60 Paesi».
Dottore, cosa si intende per chimica computazionale?
«È una disciplina rivoluzionaria per scoprire nuovi farmaci. Fino a qualche anno fa il ricercatore individuava le molecole procedendo per tentativi, ora invece le costruisce con tecniche avanzate. Si può paragonare a un architetto che disegna una casa prima sul computer che nella realtà. Lo step successivo per uno studioso è realizzare in laboratorio, per testarle, solo le molecole che nelle simulazioni apparivano più promettenti. Con un duplice risultato: abbassare i costi velocizzando i tempi».
In cosa consiste l’ultimo progetto?
«C’è la promessa di un nuovo farmaco ma serve ancora molto lavoro. Iniziata 6 anni fa, la progettazione è finanziata da Fondazione Airc per la ricerca sul cancro. Sono membro del Comitato tecnico scientifico, un dato che mi inorgoglisce perché si tratta di una realtà seria e funzionale con meccanismi di finanziamento per sostenere validi progetti secondo le migliori regole internazionali».
Quali competenze occorrono per realizzare un farmaco?
«Da una parte c’è il medico clinico, nel nostro caso un dermatologo dell’Università di San Diego in California, che testa i farmaci su modelli. Dall’altra un chimico che realizza composti che, come un bastone infilato in una ruota, vanno a bloccare i meccanismi essenziali al cancro per svilupparsi. In questo caso uno dei segnali che permette alla cellula di proliferare passa dal contatto di due proteine. La nuova molecola ALY101 blocca quest’interazione».
Ci illustra la tabella di marcia?
«Prima della sperimentazione sui pazienti deve avvenire quella pre-clinica su modelli animali. Il problema è che il melanoma spesso torna in modo più aggressivo, sviluppando una resistenza al medicinale. Per questo lavoriamo a un farmaco che agisca con un meccanismo diverso da quelli impiegati finora. Un giorno potrà essere assunto per bocca o endovena, anche in terapie combinate».
Sarà valido contro altre malattie?
«Contro vari tipi di cancro ma anche malattie rare come la neurofibromatosi di tipo 2. Al momento però abbiamo sviluppato i dati sul melanoma».
Quando uscirà sul mercato?
«Siamo ancora alla fase pre-clinica. Per arrivare ai pazienti manca un anno e mezzo e almeno altri quattro per ottenere l’approvazione. Senza dimenticare che nella scoperta di farmaci giocano un ruolo anche finanziamenti da milioni di euro o dollari, ecco perché nel 2020 è stata fondata a San Diego la start up “Alyra Therapeutics” di cui sono co-fondatore».