Chi non ce l’ha fatta: in Romagna 202 fallimenti

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Il 2021, per alcune imprese, è stato l’anno della ripartenza, per tante altre è stato invece l’anno che ha segnato la chiusura definitiva, o comunque l’apertura di un complesso stato di crisi. In tutta la Romagna sono state ben 202 le aziende che hanno dichiarato fallimento, con procedure in molti casi avviate direttamente dagli stessi dirigenti. In altri casi, si tratta di fallimenti arrivati su istanza dei creditori che, non riponendo più fiducia nella capacità dei loro interlocutori di generare flussi di denaro in entrata, si sono rivolti al Tribunale per tutelare le loro posizioni creditorie. Analizzando i dati provincia per provincia, l’anno scorso hanno dichiarato fallimento 67 società nella provincia di Ravenna, ben 70 nella provincia di Rimini e altre 65 nella provincia di Forlì-Cesena. Numeri impietosi e soprattutto grandi, che si rifletteranno inevitabilmente sul mercato del lavoro, con migliaia di lavoratori chiamati a rimettersi in gioco.

Spulciando tra i nomi dei fallimenti, si nota subito come quella pandemica sia stata una crisi di fatto trasversale. Non siamo difronte alla spaccatura del sistema finanziario del 2008, o al tracollo del settore edile di qualche anno dopo. Il Covid ha colpito senza distinzione di genere e tra le realtà finite gambe all’aria ci sono aziende chimiche, di trasporto, edili, di impiantistica, di intrattenimento. Molte sono piccole o piccolissime società poco strutturate, crollate sotto il peso di un’economia che per ripartire ha impiegato più di un anno (e, quando lo ha fatto, ha dovuto vivere il caos dell’aumento dei prezzi), ma ci sono stati anche casi di big che, ormai stremate, hanno dovuto issare bandiera bianca.

Il caso Ravenna

Uno dei casi più eclatanti dell’anno, sicuramente, ha coinvolto la provincia di Ravenna, con l’improvvisa istanza di fallimento fatta dal colosso dell’oil&gas Tozzi Sud. L’azienda sorta a Mezzano aveva a libro paga qualcosa come 125 dipendenti, finiti tutti a casa dall’oggi al domani mentre, in realtà, gli era stato detto che a breve sarebbe intervenuto un compratore per dare nuova linfa vitale. L’operazione, alla fine, non è andata a buon fine e i vertici della società non hanno potuto fare altro che portare i libri in tribunale, dando il via a uno stato di crisi su cui sindacati, amministrazione comunale, Regione e Governo centrale sono al lavoro.

Il tracollo della Tozzi, tra l’altro, apre le porte a due riflessioni. Da una parte la crisi strutturale del settore energetico, dall’altro il bisogno di riconversione di un pezzo di economia che, se non trova la forza di cambiare, rischia di cadere mattone dopo mattone. Il caso Tozzi è emblematico, perché mentre Tozzi Sud è fallita, Tozzi Green (attiva nel settore delle rinnovabili) sta andando a gonfie vele.

La ditta di trasporti

Un caso simile, anche se più in piccolo, si è verificato all’inizio dell’anno scorso a Cesena, con l’improvvisa chiusura della ditta di trasporti “Transpeed Plus”, che di punto in bianco aveva comunicato la chiusura e la conseguente volontà di licenziare i suoi 16 dipendenti. I rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil, che stanno assistendo i lavoratori, a novembre hanno fatto domanda di insinuazione allo stato passivo, nella speranza di riuscire, almeno in questo modo, a recuperare una parte degli stipendi non pagati.

Nonostante le acque non siano più quelle agitate di due anni fa, nel Cesenate continua a preoccupare anche la salute della Trevi, che appena due settimane fa ha annunciato un nuovo aumento di capitale, chiedendo nel contempo alle banche di allungare il rimborso dei finanziamenti al 2026.

Concordati

Non tutte le imprese in crisi, bisogna dirlo, sono però finite con le serrande chiuse. Alcune sono riuscite a chiedere e ottenere il concordato, con l’obiettivo di tentare un risanamento aziendale e salvare commesse e lavoratori. In totale sono stati 24 i concordati dichiarati l’anno scorso, di cui 14 a Ravenna, 3 a Rimini e 7 a Forlì e Cesena.

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