Cesenatico: liberate in mare 3,6 milioni di "baby anguille"

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In mare, al largo di Cesenatico, due mattine fa sono stati liberati 3,6 milioni di leptocefali. Sono “i figli e le figlie” prodotto e risultato della schiusa di uova fecondate in laboratorio, negli stabulari, da appena 5 anguille riproduttrici. Chissà se qualcuna, anche se non nata come tutte le anguille europee nelle profondità dei Mar dei Sargassi, sarà in grado di sopravvivere in Adriatico, trovando il modo di riuscire ad alimentarsi da sole, in attesa che avvenga in esse la metamorfosi in giovane anguilla. Sono “le larve” di anguille nate e allevate nelle vasche del corso di laurea di Acquacoltura di Cesenatico, dove il professor Oliviero Mordenti e la sua equipe di ricercatori - dopo essere riuscito a far riprodurre e schiudere le uova - studia ora di riuscire a svezzare le piccole anguille, avendo già trovato gli ingredienti per nutrirle. L’obiettivo è riuscire a passare dallo stadio larvale di leptocefali appunto a quello di cieche, gli avannotti dell’anguilla. Cieche che in natura, una volta raggiunto questo stadio nel Mar dei Sargassi, cominciano a intraprendere un viaggio di 8/10 mila chilometri che le porterà a distribuirsi lungo le coste di tutta Europa, per poi risalire canali, fiumi e laghi.

Cercare di fare crescere le anguille in laboratorio, dopo essere riusciti a farle riprodurle e trovare la soluzione di alimentare i leptocefali è il non facile impegno operativo che attende i ricercatori di Cesenatico. In modo da mettere l’anguilla, specie fortemente minacciata, al riparo dall’estinzione. Specie ittica peraltro da sempre dal riconosciuto valore commerciale e alimentare.

La ricerca

Si tratta di una ricerca, quella del professor Mordenti, impensabile solo un decennio fa, proprio per le caratteristiche dell’anguilla. Oggi è portata avanti grazie e nell’ambito del progetto europeo Lifeel.Eu, del quale il corso di laurea di Acquacoltura di Cesenatico è partner importante.

«Dei milioni di uova schiuse da solo 5 riproduttori selezionati, divenute leptocefali - spiega il ricercatore - solo una piccola parte servono per portare avanti i tentativi di allevarle in vasca nei laboratori dell’Università. Sono leptocefali di 15-20 giorni, che sono stati alimentati per 10-20 giorni nelle vasche dell’ateneo. Una piccola parte è stata mantenuta negli stabulari per proseguire con l’alimentazione artificiale, per vedere di tentare lo svezzamento; il resto, 3,6 milioni, sono state caricate e liberate in mare del motopesca Delfino del capitano Fabrizio Foschi. A bordo, oltre me c’era il dottor Antonio Casalini, che ha coordinato la liberazione» .

Liberati in mare

La liberazione è avvenuta con l’imbarcazione in lenta navigazione, attraverso un tubo collegato a contenitori stagni posti in coperta, dal quale a poco a poco venivano rilasciate in mare le minuscole larve dal caratteristico corpo trasparente.

Specie minacciata

La facoltà di Acquacoltura di Cesenatico fa parte del progetto di biodiversità Lifeel.eu, per la conservazione dell’anguilla, finanziato dell’Ue ed al quale prendono parte, oltre a Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Parco del delta del Po, una dozzina di altri istituti europei. Un tempo l’anguilla era talmente diffusa in valli, canali, laghi e fiumi, da fornire il sostentamento di intere popolazioni e fare le fortune economiche di intere comunità locali, come ad esempio a Comacchio, ove la quasi totalità degli abitanti si dedicava all’industria di allevamento trasformazione e inscatolamento di anguille. Catturate le piccole anguille venivano mantenute all’ingrasso in specchi d’acqua interni. Oggi viceversa si assiste a un pauroso declino della specie, principalmente a causa della pesca e dell’irreggimentazione dei corsi d’acqua, della cementificazione delle sponde dei canali e in passato causa le opere di bonifica. Tanto che l’anguilla europea è finita nella lista rossa, quella che precede il pericolo di estinzione della specie. La pesca delle anguille in Italia nelle acque lagunari negli ultimi quattro decenni è scesa del 90% passando, da 2mila a meno di 150 tonnellate.

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