Cesenatico, da imprenditrice a profuga dopo incubi premonitori

Vika, diminutivo di Viktoria, è un’imprenditrice. I successi della sua attività le consentivano una vita agiata e felice a Kiev, che la guerra ha stravolto. Da una decina di giorni, insieme ai figli di 11 e 12 anni e alla madre, vive a Cesenatico, grazie all'appoggio che le ha dato Claudio Balestri, fondatore della “Oikos” di Gatteo Mare, che dall’inizio dell’invasione russa ha mobilitato tutta l’azienda, la sua rete commerciale e i suoi contatti personali per cercare di dare riparo alle famiglie di collaboratori, dipendenti, clienti che hanno dovuto lasciare l’Ucraina. Vika è la sorella del suo socio a Kiev.

Lontano dall'incubo

Solo dopo due settimane dall’inizio dell'invasione, ha cominciato a pensare seriamente di lasciare il Paese. Prima - racconta - grazie alla traduzione di Olga, una delle interpreti che lavorano in “Oikos”, anche lei ucraina e da tanti anni in Italia, era determinata a restare. «In quei giorni tanti parenti e amici si sono mossi per uscire. Speravo tantissimo di poter partire con la moglie di mio fratello, ma lei alla fine ha deciso di restare, ha due figli di 20 e 28 anni che stanno combattendo. Quando mio figlio mi ha chiesto di portarlo lontano da quell’incubo, ho deciso: sono andata a prendere mia mamma, che ha 75 anni, e siamo partiti».

La fuga da Kiev

La madre di Vika viveva a Bila Cerkva: «Siamo rimasti bloccati lì per 6 giorni, perché nel frattempo sono cominciati i bombardamenti. Facevamo su e giù dai bunker. Al sesto giorno, mentre eravamo fuori a fumare una sigaretta, è caduto un razzo a due chilometri da noi. Abbiamo avuto paura e abbiamo deciso di scappare in un'altra città, a 30 chilometri di distanza». Ma anche lì cadevano le bombe: «Un razzo cadde a un chilometro da noi, distruggendo la casa di mio cugino». A quel punto, la decisione di lasciare il Paese è diventata definitiva: «Sono ritornata a Kiev per prendere un po’ di cose. Di sera c’era un movimento continuo, fu una notte interessante - aggiunge cercando di sdrammatizzare un racconto in realtà pieno di tensione - La mattina, quando siamo partiti, ricordo questo razzo nel cielo che mi passava sopra la testa come una cometa. Abbiamo fatto un viaggio molto veloce, ho cercato di non fermarmi mai».

«Sembrava impossibile»

A Bila Cerkva, il paese dove abita la madre, Vika ha la propria attività: «Avevo un business che funzionava: una struttura grande, con biliardi, karaoke, discoteca, caffè». Da qualche tempo aveva aperto anche un quiz bar con un franchising russo “Vittorina”, «Questo - sottolinea - dimostra che non abbiamo mai avuto problemi con i russi. Anzi, io e la mia famiglia parliamo tutti il russo. Il problema è nella testa di una sola persona», spiega riferendosi a Putin. La guerra sembrava uno scenario impossibile fino a quando non è cominciata l’invasione: «Io, in realtà, da qualche anno facevo un sogno ricorrente in cui c’era la guerra a Kiev, e per questo i giorni prima dell’invasione ero particolarmente spaventata. Ma quando parlavo con i miei familiari e con gli amici nessuno ci credeva. Mio fratello, che ha 52 anni, mi disse che secondo lui era impossibile che un russo si mettesse alla guida di un aereo per lanciare bombe sull’Ucraina, non sarebbe mai potuto succedere secondo lui».

People for Ukraine

Vika sta cercando di attivarsi per aiutare anche da qua: «Mi sento in colpa per aver lasciato mio fratello, la mia famiglia, e anche per questo voglio cercare di aiutare. Voglio dare una mano a un’associazione ancora piccola, attiva a Rimini, che si chiama People for Ukraine: raccolgono aiuti umanitari da mandare in Ucraina».

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui