Cesena, Zignani striglia la sinistra: "Ha tradito i lavoratori"

La crisi della sinistra non è iniziata domenica, ma viene da lontano e ruota attorno al primo articolo della Costituzione, quello che dice che «l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro». È il succo di una durissima strigliata fatta da Giuliano Zignani, che sollecita il Pd e i suoi alleati a «ritornare nei luoghi di lavoro, nei mercati senza telecamere, per parlare con le forze sociali, con i lavoratori, con le persone che non arrivano neppure alla seconda settimana, e non schifarle o sfruttarle come statuine durante finti incontri dove niente emerge». Zignani è segretario regionale della Uil e nel suo sfogo si sente una vita da sindacalista passata al fianco dei lavoratori, ma in questo caso precisa di parlare non in quel ruolo, ma come «cittadino con la passione per la politica e uomo di sinistra, a cui fa molto male vedere la solidarietà, l’equità, l’attenzione ai lavoratori, il non lasciare nessuno indietro, il sostegno sociale trattati come slogan e non come valori-bussola, capaci di guidare una vera sinistra riformista». Il suo ragionamento prende le mosse da una constatazione amara: «L’articolo uno della nostra Carta, che sancisce che l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, è il più citato e il più tradito da chi invece ne dovrebbe fare una bandiera». Segue una sferzata alla sinistra: «Le peggiori riforme sul lavoro sono state partorite e votate dalla sinistra. Ultimo, in ordine cronologico, il nefasto Jobs Act. Volendo forzare i toni così da aprire un confronto costruttivo che porti a un cambiamento reale e concreto, è ora di ammettere che la sinistra ha tradito i lavoratori. E mi traccio su come abbia trattato i pensionati». Zignani è un fiume in piena: «La sinistra - è la sua accusa - è completamente uscita dal mondo del lavoro, da quelle imprese che, per storia e tradizione, sono sempre stato il luogo naturale della sua crescita, della sua stessa ragion d’essere. Farsi vedere, per la fotina di comodo, davanti ad una fabbrica durante la campagna elettorale o quanto c’è da raccattare consenso prêt-à-porter, è la prova provata di quanto la sinistra sia lontana dalla realtà. Si è completamente scollata da quella quotidianità che sta generando timore e ansie in tutti. Vive chiusa nei suoi fortini, non si sporca più le mani; si è infilata i guanti bianchi e ha lasciato praterie sterminate alla destra, che per cultura vicina ai lavoratori non è mai stata né può esserlo».Con un quadro del genere in quell’area politica, secondo Zignani, serve una scossa: «Io non voglio questa sinistra, non mi piace. Voglio una sinistra che torni a parlare con i lavoratori, con le persone in difficoltà, con le parti sociali. Voglio una sinistra brillante, che progetti, che guardi al domani, che cavalchi la crisi e la pieghi, la sfrutti per costruire un Paese nuovo, moderno e solidale».

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