Tra le iniziative spontanee, frutto dell’iniziativa di singoli cittadini, che si sono rivelate preziose nella gestione dei tantissimi volontari, c’è il gruppo Telegram “SosCesena”.
«È nato la prima sera dell’emergenza - racconta Gabriella Severi, una delle coordinatrici del gruppo - Lo ha creato Francesco, non so nemmeno come faccia di cognome perché fino a qualche giorno fa non ci conoscevamo neanche».
Sa però che è uno studente, che ha 22 anni e a lui attribuisce il merito di una intuizione che si è rivelata particolarmente strategica: «Fare il gruppo su Telegram e non su Whatsapp, dove i gruppi possono contenere al massimo un migliaio di persone. Sulla base della nostra esperienza stanno nascendo gruppi simili anche in altre città romagnole».
Una scelta strategica
Il gruppo si è evoluto nel corso dell’emergenza, imparando di giorno in giorno dall’esperienza sul campo. «Un’altra scelta che si è rivelata fondamentale è stata quella di creare dei sottogruppi». C’è ad esempio quello dedicato alla pulizia, quello alla ricerca di alloggi per chi è rimasto senza casa, quello dove ci si aggiorna sulla viabilità, uno dedicato al soccorso degli animali, uno per segnale le notizie false che anche in questa situazione hanno circolato a volte in modo virale. «All’inizio coordinavo tutto io, invece dividendoli per tema i gruppi sono potuti diventare autonomi, più ordinati e adesso ciascuno ha un gruppetto che si occupa di fare un po’ di coordinamento». In generale il gruppo è stato e continua ad essere uno strumento prezioso per intercettare chi aveva bisogno e metterli in contatto con chi era disponibile ad aiutare.
Migliaia di volontari
Gabriella Severi nel gruppo è “la Gabriz”, una delle coordinatrici, nella vita lavora per Hera, è project manager: «Per lavoro mi occupo di trovare soluzioni ai problemi e in questi giorni ho messo la mia competenza a disposizione delle persone colpite. È stata mia ad esempio l’idea di creare gruppi esterni dedicati all’operatività di quella giornata. In quei gruppi entrava solo chi era disponibile quel giorno e ci si poteva accordare più agilmente senza doversi scrivere in una chat da 4mila persone». Con quel gruppo Telegram avranno organizzato, ma è solo una stima, «almeno 2.000 volontari della zona, e credo 3-400 volontari che venivano da fuori regione». La loro era una iniziativa privata gestita da cittadini, ma hanno lavorato in piena sinergia con il Comune e le strutture di gestione dei volontari che coordinava l’amministrazione insieme alla Protezione Civile e alle altre associazioni che si sono mobilitate.
La sinergia con il pubblico
Questa grande capacità di tenere insieme pubblico e privato sommando sforzi senza che questi si sovrapponessero o finissero con l’essere d’ostacolo l’uno all’altro è stata una delle cifre più peculiari della grandissima mobilitazione solidale che si è vista a Cesena. Una sinergia che ha avuto risvolti anche molto pratici: «Il Comune di Cesena ha cominciato subito a lavorare per liberare i tombini e questo è fondamentale per poter liberare la case dall’acqua. Sappiamo che non è andata così in altre città». Altrettanto efficace è stata la gestione dei rifiuti: «All’amministrazione comunale di Cesena vanno davvero fatti i complimenti per la scelta di rimuovere i rifiuti soprattutto di notte. Questo ci ha consentito di poter lavorare in sicurezza di giorno e di non avere le strade invase dai rifiuti che dopo un po’ impediscono di lavorare».
Il passaggio di competenze
Il gruppo Telegram si è rivelato prezioso anche per condividere l’esperienza di chi era più ferrato o quella acquisita sul campo. Nella parte di gestione sul campo dei volontari Gabriella cita lo straordinario lavoro di Francesca Verdiglione, altra persona conosciuta in questi giorni. «Ad esempio è stata lei a spiegare ai volontari che era fondamentale diluire il fango con l’acqua prima di buttarlo nei tombini. Ci raccontavano che a Forlì i primi giorni molti volontari non lo sapevano e presto i tombini appena liberati si sono intasati di nuovo per il fango che può creare anche seri problemi alle fognature». In questi giorni hanno messo a punto anche un vademecum per i volontari che adesso hanno stampato e distribuiscono anche nelle altre città. Tra le indicazioni ci sono quella di prestare attenzione che la corrente sia staccata, che bisogna rimuovere prima l’acqua e solo dopo il fango, il suggerimento di creare catene umane per non “schiantarsi” la schiena dalla fatica e anche quella, in caso di tombino ostruito da fango, di procurarsi un idrojet, magari con lancia per diluire il fango e liberarlo.