Cesena, vetreria ko con 269mila euro di tasse non pagate

Era il 2021 quando entrò irreversibilmente in crisi, fino a chiedere il concordato preventivo al tribunale di Forlì, il 13 dicembre di quell’anno. Ora anche il Comune di Cesena deve fare i conti con le disavventure della “Vetreria Artistica Sas di Bianconi Otello & C.”. Vanta infatti crediti per un totale 269.000 euro: si tratta soprattutto di mancati pagamenti dell’Imu a partire dal 2015 e, in misura molto più ridotta, di omessi versamenti della tassa rifiuti. Quella cifra, per la precisione, include 235.000 euro non pagati dalla Vetreria Sas e 34.000 dalla Vetreria Srl, a essa collegata.
Il 22 giugno scorso c’è stata l’adunanza dei creditori prevista per discutere la proposta concordataria messa a punto. Rispetto all’ipotesi iniziale, che era quella di recuperare almeno il 15% dei soldi spettanti al Comune, lo scenario si è fatto più roseo. Alla luce della concreta possibilità di vendere a un buon prezzo l’immobile di proprietà della società andata a rotoli, visto che c’è stata più di una manifestazione di interesse, nelle casse comunali entrerebbe il 58% del credito vantato, ossia circa 156.000 euro. L’attuale prospettiva è di ricavare dalle varie poste 968.812 euro da distribuire poi ai creditori. In particolare, grazie alla cessione del fabbricato dove aveva sede, in via Archimede, a Case Castagnoli, che oggi ospita una nuova e sanacooperativa che i lavoratori hanno coraggiosamente aperto, raccogliendo in qualche modo l’eredità dell’azienda che ha alzato bandiera bianca. La proposta di soddisfare il Comune per un 58% delle imposte che avrebbe dovuto ricevere, e non è stata invece versata per parecchi anni, è stata ritenuta vantaggiosa dall’amministrazione, che quindi ha deciso di dire sì alla proposta di concordato preventivo. L’alternativa sarebbe infatti l’avvio di una procedura di liquidazione giudiziale, che - hanno fatto sapere i commissari - porterebbe a “un potenziale soddisfo massimo, non garantito, del credito Imu del Comune di Cesena per la percentuale del 27%”, ma forse non si andrebbe oltre il 10%. Nella migliore delle ipotesi, si otterrebbe quindi meno della metà di quanto si confida di incamerare seguendo l’altra strada.
L’assessore Camillo Acerbi spiega così la vicenda: «Non stiamo parlando di una transazione fiscale col Comune, riassumibile nel concetto “non posso pagare e quindi accordiamoci per uno sconto”. Quel tipo di operazione può essere fatto dall’erario statale, ma non dagli enti locali, per i quali il credito tributario non può essere oggetto di trattativa». In pratica, nel caso della vetreria, il Comune si è trovato di fronte a un “prendere o lasciare”: «Ci siamo limitati ad accettare la proposta di concordato formulata autonomamente dal giudice, tenendo conto che sulla base della relazione accompagnatoria ci conviene, visto che è scritto che non può esserci “dubbio alcuno circa la probabilità che la proposta concordataria possa essere sensibilmente più vantaggiosa rispetto all’alternativa fallimentare”».