Ben 1.900 ettari di territorio lungo il tratto cesenate del fiume Savio potrebbero ottenere presto la qualifica di “paesaggio naturale e seminaturale protetto”. L’amministrazione comunale ci sta lavorando da quasi due anni. Questo riconoscimento, che è nelle mani della Regione, darebbe interessanti opportunità, sotto forma di finanziamenti da impiegare per progetti pubblici mirati a valorizzare l’area, ma anche per iniziative private. E il tutto senza lo svantaggio dei vincoli che ci sono invece all’interno di riserve e parchi naturali. “Studio Verde” ha elaborato il progetto, firmato da Nevio Agostini, Lorenzo Cangini e Fulvia Tassinari, da sottoporre al vaglio dell’Ente regionale di gestione per i parchi e la biodiversità. Nei giorni scorsi, è stato illustrato in Comune ai componenti alla seconda commissione consiliare, presieduta da Enrico Rossi.
Il progetto di “Studio verde”
L’assessora Francesca Lucchi e i tecnici hanno spiegato che i “paesaggi naturali e seminaturali protetti” sono «ambienti con valori naturalistici diffusi, integrati con territori antropizzati». Finora in regione ne sono stati istituiti 5, di cui due in Romagna: nel Riminese attorno al torrente Conca e nel Ravennate nell’area della centuriazione. In varie tavole progettuali sono state evidenziate caratteristiche di pregio dell’area lungo il Savio interessata a questa iniziativa. Tra queste ce ne sono di non ancora realizzate ma previste nel Prg, come un grande parco a Martorano, e altre già esistenti ma migliorabili, come la zona di S.Anna e il Parco Ippodromo. Non mancano però diverse «barriere ecologiche», ossia zone urbanizzate, industrializzate e commerciali, le strade e la ferrovia, che sono comunque compatibili con i “paesaggi naturali e seminaturali protetti”.
Le tre ex cave
C’è poi il capitolo delle ex cave, che è diventato di grande attualità dopo la recente alluvione. In particolare, nel perimetro individuato ce ne sono tre: Cà Bianchi, dove è terminata la fase di scavo, ed è al via la rimodulazione del territorio, anche per dare sfogo alle piene del Savio attraverso casse d’espansione, e la cava della Palazzina e quella del Molino, quest’ultima non lontana dal confine con il comune di Mercato Saraceno, per cui il ragionamento. Il fatto di pensarle come zone allagabili per contenere le esondazioni non toglie che, quando non ci sono emergenze, possano svolgere funzioni naturalistiche ed essere fruibili dai cittadini. Secondo gli esperti la parte più interessante del lungofiume, per le sue particolarità paesaggistiche, è quella dalla parte verso il mare, con meandri e rete ciclopedonale.
Guadi coi massi e sentieri
Tanti sono gli interventi ipotizzabili in un’ottica di riqualificazione del Savio che potrebbe essere favorita dalla classificazione come “paesaggio naturale e seminaturale protetto”. Per esempio, si pensa alla creazione di attraversamenti per passare da una sponda all’altra grazie a massi ciclopici posati dove l’acqua è bassa. Ce n’è già uno a Cà Bianchi. Potrebbero essere replicati nella zona della rupe di Roversano e a San Carlo. Un’esigenza che è stata segnalata è quella di avere più sentieri pedonali a ridosso del fiume, perché in certi tratti mancano completamente. La rete di strade carrabili un po’ più distanti è invece ben sviluppata.
Manutenzioni e iniziative
Il percorso che il Comune ha intenzione di portare a compimento prima della fine della legislatura, e quindi entro l’estate, potrebbe portare anche a stringere patti con associazioni e privati, che hanno circa il 70% delle aree interessate, spesso incolte. L’idea è quella di mettere a punto piani di manutenzione e anche concordare un piano di attività varie. Si potrebbe per esempio dare impulso a quel turismo naturalistico e a eventi ricreativi per i residenti del territorio cesenate che un tempo erano una missione dell’Associazione naturale del Parco del fiume Savio, che è uscita di scena.