Da qualche tempo sono diventati quasi una regola forti rialzi dei costi sostenuti dal Comune per opere pubbliche di un certo rilievo, rispetto a quelli fissati al momento dell’aggiudicazione degli appalti. Nella fase della folle impennata dei prezzi delle materie prime, a causa della difficoltà a procurarsele, prima per il Covid e poi per gli embarghi legati alla guerra in Ucraina, è stata quella la principale molla che ha mandato all’aria le iniziali previsioni di spesa. Altre volte, a incidere è la concomitanza di vari fattori, alcuni dei quali sono eventi straordinari ma non sorprendenti: il caso più tipico è il ritrovamento di reperti archeologici, soprattutto quando si decide di rimuoverli per valorizzarli. È quanto accaduto nel cantiere per le riqualificazione delle tre piazze di fronte alla Biblioteca Malatestiana, i cui lavori stanno volgendo al termine. Di recente c’è stata una quarta modifica al quadro economico di partenza, che ha portato abbondantemente sopra quota 600mila euro il totale degli aumenti in corso d’opera: dai circa 2,2 milioni di partenza, che erano il risultato del ribasso sulla base d’asta offerto dalla cordata che ha visto la gara, si è via via saliti sopra i 2,8 milioni.
Fossa di fusione delle campane
In questo caso, hanno pesato non poco sui rincari le scoperte fatte nel sottosuolo. Basti dire che la fossa di fusione per fabbricare campane venuta alla luce in prossimità di Palazzo del Ridotto, nel corso degli scavi nella zona tra piazza Almerici e piazza Fabbri ha fatto la gioia degli amanti delle memorie del passato ma ha richiesto circa 100mila euro di spesa per recuperarla. Sono passati circa 13 mesi da quando il manufatto, che dovrebbe risalire all’epoca rinascimentale, e quindi a cinque o secoli fa, è stato rimosso dal terreno per valorizzarlo. L’operazione è stata tecnicamente molto complessa per garantirne l’integrità: è servita la perizia degli esperti di ben 5 ditte. Su indicazione della Soprintendenza, si è comunque ritenuto che valesse la pena non lasciare che venisse di nuovo sepolto o addirittura distrutto. Quel manufatto, profondo un metro e mezzo, con un diametro di 120 centimetri e un peso attorno alle 4 tonnellate, è infatti una testimonianza di un raro impianto produttivo, che fu probabilmente allestito in occasione dei lavori di realizzazione dell’antica chiesa di San Francesco. Quella che, prima di essere demolita nel 1842, sorgeva nella vicina piazza Bufalini, occupando tutta l’area che col nuovo progetto di restyling è stata adornata con aiuole verdi e fiorite, a ridotto della facciata della biblioteca. Quella fonderia per campane, pressoché unica nel suo genere, potrebbe diventare un’attrazione del museo archeologico tutto nuovo che dovrebbe probabilmente riaprire nel 2025.
Nessun peso sulle casse comunali
Nel caso delle tre piazze, come in altri in cui ci sono state revisioni sostanziose dei prezzi durante i lavori, il sindaco Enzo Lattuca invita però a tenere presente che si tratta comunque di rincari a cui si fa fronte usando le cosiddette “somme a disposizione” che ci sono negli appalti, grazie alle offerte al ribasso. Per esempio, per questo intervento la somma totale disponibile era di 3,3 milioni. Non servono insomma stanziamenti aggiuntivi, prelevando soldi in più dalle casse comunali. Anzi, in casi come questo, in cui ci sono finanziamenti da altre fonti (regionali, statali o europee), i soldi non spesi dovrebbero tornare indietro.