Cesena: tra affitti in nero e case vecchie da sistemare in 40 non avranno più un tetto dopo l'alluvione
L’alluvione ha spazzato via sotto una coltre di acqua e fango la quotidianità di migliaia di cesenati. Non per tutti l’abbassamento del livello delle acque è stato sufficiente per potersi far aiutare a ripulire casa. E soprattutto per poter avere di nuovo un tetto sotto al quale vivere e trovare riparo.
Sono almeno una quarantina le persone, tutte circoscritte nella zona di San Rocco e dell’Oltresavio, che ora sono ospitate all’interno di istituti religiosi (come dai frati Cappuccini o all’Osservanza). Una quindicina di nuclei familiari, a basso reddito e prevalentemente di origine straniera, che ad ora, con il Savio fuoriuscito dagli argini, non hanno più alcuna prospettiva di poter tornare dove abitavano.
Ad esempio c’è chi viveva in case in cui pagava (regolarmente) l’affitto. Ma (la descrizione calza davvero) le acque del fiume “sbordando” hanno “fatto venire a galla” casi in cui al proprietario l’affitto arrivava completamente in nero. Alcune residenze sconosciute al fisco duravano anche da oltre 20 anni: a testimoniare, oltre alla iscrizione all’anagrafe cittadina, come queste persone continuassero a versare il canone regolarmente pur essendo fuori dai circuiti dei contratti depositati.
Altre situazioni riguardano sempre case a basso canone. Edifici anni ‘60 che non hanno mai avuto lavori di sistemazione ma che per queste famiglie, anche con contratto regolare, costituivano l’unica possibilità di alloggio. In un mercato che, normalmente, ha prezzi molto più alti e che comunque non vede mai di buon occhio avere residenti stranieri all’intero della propria casa.
L’alluvione ha violentemente espulso chi abitava in quelle case. Ora i proprietari, una volta liberati gli alloggi da fango e acqua, ritengono sia meglio aspettare i ristori che arriveranno in futuro. Per eseguire quei lavori di miglioria edile finora mai fatti alla presenza degli affittuari e poi (magari) dare la stessa casa in affitto ma ad un canone maggiore del passato. Anche per queste famiglie, non sarà possibile rientrare nelle case che erano state la loro dimora fino a pochi giorni fa.
Facilmente, per tutte queste situazioni, il Comune starà già studiando interventi per mettere “al sicuro” queste famiglie sfollate. Ed i nuclei come questi, particolarmente fragili, avranno a disposizione delle misure agili per poter intervenire presto a tutela. Partendo in particolare dalle famiglie con figli e con tutti e due i genitori che lavorano. I quali, in alcuni casi devono affrontare anche l’aver perduto pure l’auto con cui andavano a lavorare.