Cesena, tettoia moderna in palazzo antico: Italia Nostra attacca

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«La parola “monumento” deriva dal verbo latino monere, che significa “ricordare”. Quindi quello che fu in origine il Palazzo del Capitano, poi dei Conservatori, e infine il Ridotto dei nobili dal 1722, non è un edificio privo di ricordo, un luogo comune, un posto da nulla, come sostiene invece il sindaco». Inizia così una tagliente riflessione che l’associazione Italia Nostra fa a proposito della tanto discussa tettoia, di design moderno, che è stata realizzata accanto alla fiancata di Palazzo del Ridotto. Dal sodalizio presieduto da Luciano Terranova ricordano che «il primo dei due papi cesenati, il Braschi, volle rifarne la facciata, chiamando il suo architetto prediletto, il Morelli, perché abbia deciso di volerci mettere la sua statua in bronzo, perché ne abbia decorato il frontone con gli stemmi papali. Non se ne capisce il motivo, perché il Ridotto è un palazzo privo di ricordo. Sciocchi anche coloro che decisero di mantenere visibili i capitelli del portico nella parte posteriore, proprio dove ora sorge quella tettoia tanto discussa: perché valorizzarli, isolandoli rispetto al muro in laterizi, farne ammirare l’arcata rinascimentale? Meglio renderne difficoltosa e falsata la visione, coprendoli in parte con i due pilastri storti e soffocando il tutto con il bianco sudario. Tanto è un palazzo privo di valore monumentale».

Pur non disegnando l’idea di aprire un confronto tra architetti del territorio, come sarebbe disponibile a fare l’assessore Carlo Verona, Italia Nostra lo giudica tardivo, visto che «ormai la tettoia è stata eretta» e comunque segnala la mancanza di un coinvolgimento della cittadinanza, al di là del parere degli esperti: «In Italia abbiamo, tra gli altri, un vizio: si operano scelte sul patrimonio storico, artistico e urbanistico senza avere la benché minima cura di chiedere, innanzi tutto, l’opinione ai cittadini. Perché quest'opera non fa parte del parco di un privato: è pubblica. “Pubblico” è un aggettivo che a molti dei nostri governanti non garba, perché porta con sé il concetto di possibile critica. E a loro non piace essere contestati. Piace l’applauso. Che stavolta non è arrivato. Quando i cittadini, nonché Vittorio Sgarbi, classificano questa tettoia come “obbrobrio”, forse bisognerebbe ascoltarli».

Infine, un messaggio accorato: «Noi la cultura la vogliamo difendere, perché va a braccetto con l’estetica e col buon senso nell’utilizzo degli spazi e dei denari pubblici. E per costruire dentro di sé la cultura, bisogna imparare anche a considerare che il nostro Ridotto è a tutti gli effetti, nolenti o volenti, un palazzo con particolare valore monumentale».

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