Cesena, "sono fiero di essere tornitore, sporcarsi lavorando è bello: lo dico sempre ai giovani"
Una bella sorpresa per il cesenate Stefano Mancini, 74 anni. Per il 50° compleanno da imprenditore (nel 1973 fondò la sua prima azienda) Confartigianato gli hanno consegna una targa al cospetto di una ventina di collaboratori nella sede di Mancini Mec Service, tornitura, fresatura, alesatura a controllo numerico, in via Fossalta a Pievesestina.
Onore al merito per il valore artigiano profuso e la fedeltà associativa a Confartigianato. Accanto a lui i figli Alex, 47 anni, e Marcello, 45. che lo affiancano da quando nel 1999 si è avviata l'attività di Mancini Mec Service, la figlia Valentina anche lei entrata in azienda e la moglie Gigliola, punto di riferimento negli uffici amministrativi. Un bel quadretto familiare e imprenditoriale. La targa è stata consegnata da Eugenio Battistini , responsabile Confartigianato e dall'assessore allo sviluppo economico del comune di Cesena Luca Ferini: “Mi sono avviato come imprenditore 50 anni fa aprendo la prima impresa, dopo aver fatto la gavetta da apprendista - rievoca Stefano Mancini - debuttai nella torneria Ferrini di via Chiaramonti a Cesena, del padre del futuro attore. Poi feci il salto e divenni imprenditore. Nel 1999 ci fu la svolta e decidemmo di avviare Mancini Mec Service insieme ai miei due figli allora giovani che mi hanno affiancato e oggi hanno preso in mano le redini aziendali. Il bacino della clientela è nazionale, lavoriamo per conto terzi nella meccanica di precisione, grazie a macchine di ultima generazione a controllo numerico, fornendo il servizio chiavi in mano. Questi 24 anni sono stati di crescita costante, con i fatturati sempre in aumento e la pandemia non ci ha bloccato. I collaboratori sono 24, più cresce il lavoro più c'è spazio. Abbiamo un ottimo rapporto con le imprese locali e se ci siamo fatti un nome è grazie alla qualità del lavoro e del servizio, che pagano sempre”.
Mancini prova a guardarsi indietro: “Che cosa rimpiango del passato? Sono felice per come sono andate le cose grazie al lavoro, al sacrificio, alla serietà, e anche del ricambio generazionale, e quindi di lavorare insieme ai figli e alla moglie potendo vedere che la nostra impresa avrà una prospettiva anche dopo di me. Se posso dire, del passato rimpiango il valore che veniva attribuito al lavoro. In particolare il tornitore era percepito, se non alla pari, quasi come un medico. Mi ricordo come mi tenevano su un piedistallo, dicendomi: 'Ah lei fa il tornitore?'. Bisogna battersi, come Confartigianato cerca di fare, per rivalutare l'eccellenza del lavoro artigianale, dei nostri nobili mestieri, che facciamo con le mani azionate dal cervello, anche sporcandoci. Sporcarsi lavorando è bello, come diciamo sempre ai ragazzi che vengono a fare i colloqui per essere assunti. Oggi la tecnologia ci aiuta, e noi di una certa età non riusciamo a starle dietro, ma il capitale umano viene sempre prima”.