Cesena, psichiatra uccisa da paziente: "Noi medici lasciati soli"
La sconvolgente morte di Barbara Capovani, la psichiatra 55enne uccisa nei giorni scorsi a Pisa da un ex paziente che l’ha aggredita all’uscita dall’ospedale, diventa un detonatore per l’intero mondo dei medici, che è sul punto di esplodere. A denunciare una situazione ormai fuori controllo è Silvia Mengozzi, presidente del Consiglio nazionale dell’Anaao, l’organizzazione più rappresentativa dei professionisti ospedalieri e di altre professionalità qualificate che operano nella sanità. Nata a Forlì nel 1960, vive da tempo a Cesena, dove lavora al Laboratorio unico a Pievesestina, dove ricopre il ruolo di responsabile della Farmacotossicologia e Allergologia e Autoimmunità. È stata la prima biloga a impugnare il timone di quell’associazione, che per diversi anni in Romagna è stata guidata dal marito Gilberto Vergoni.
Il primo messaggio che vuole passare Mengozzi è che si è arrivati a episodi così agghiaccianti non per caso, ma perché è stata fatta una «delegittimazione dei medici e di tutti gli operatori sanitari, a cui è stata tolta nel tempo rilevanza sociale ed economica. In un concetto miseramente aziendale sono stati sempre più trasformati in banali e intercambiabili ingranaggi: se uno è medico, potrà fare le guardie di qualsiasi reparto, se c’è bisogno. E via con oculisti, ortopedici e altri ultraspecialisti a far guardie nelle pneumologie e medicine Covid, operando in un Paese dove vige la penalizzazione dell’atto medico».
È questo lo sfondo su cui si è consumato l’omicidio di Barbara Capovani, perché - continua la biologa in forza al Laboratorio unico - «la sanità non interessa più a nessuno, finché non avrà una nuova emergenza, e nel frattempo la sanità pubblica va semplicemente criticata perché non risponde al consumismo imperante del benessere a tutti i costi, in una cultura che vuol curare il sintomo e cancellare lo stesso concetto del dolore e della morte. Barbara è morta perché sola, così come sono soli molti altri colleghi psichiatri che debbono garantire la cura in assenza di leggi adeguate, che possano garantire sia il medico che i pazienti e le loro famiglie. Sola come gran parte degli altri specialisti medici e chirurghi che non possono più agire secondo scienza e coscienza ma secondo l’opportunità della medicina difensiva. Barbara è morta perché sta morendo il Servizio sanitario pubblico».
Gli Ordini dei Medici e Odontoiatri di Rimini, Forlì-Cesena e Ravenna, in concomitanza con la fiaccolata che si terrà a Pisa per lei, hanno annunciato che oggi alle 12 in tutte le strutture sanitarie pubbliche e private si osserverà un minuto di silenzio per in ricordo di Barbara Capovani.