Cesena, platea piena alla commissione alluvione: si parte dai fatti

Giunta quasi al completo e grande partecipazione di pubblico ieri per la seconda seduta della commissione speciale dedicata all’alluvione.
Ad aprire la seduta la relazione del sindaco Enzo Lattuca sulla ricostruzione dei fatti che si sono succeduti dal 15 al 18 maggio. Una relazione che parte dalla constatazione della straordinarietà dell’evento meteorologico del 16-17 maggio che faceva seguito a quello dei primi di maggio. «La cumulata di precipitazione registrata nel periodo 1-17 maggio, è il record storico di cumulata a 17 giorni per oltre il 65% dei pluviometri della Romagna», legge dalla relazione. Si è poi soffermato sul meccanismo di attivazione del sistema regionale di Protezione civile. Per poi affrontare giorno per giorno la successione degli eventi da lunedì 15, da quando cioè arrivò l’allerta rossa sulla cui base venne presa la decisione di chiudere le scuole il giorno successivo e venne suggerito alle aziende di ricorrere laddove possibile al lavoro da remoto. «Una decisione presa mentre era bel tempo e proprio il fatto che non piovesse in un certo non ci ha aiutato - ha ricordato - a diffondere una reale percezione del pericolo». In quella giornata venne attivato anche il Coc, il centro operativo comunale, che solo in quei primi 4 giorni si riunì 17 volte, e mentre la Polizia Locale organizzava i turni per dare copertura h24, venivano attivate anche le organizzazioni di volontariato e i gruppi volontari di Protezione civile. Il racconto è poi passato alla giornata del 16, quando la pioggia promessa ha cominciato a scendere. A raccontato le ore concitate di quella giornata e come i modelli idraulici siano cambiati tra le 13 e le 14.45 e come il rischio esondazione emanato dall’Agenzia regionale sia passato in quel poco tempo dall’interessare la zona del Ravennate a valle della ferrovia, al tratto urbano del Savio, dove poi in effetti 45 minuti dopo sarebbe avvenuta la prima esondazione. Ha ripercorso le fasi del soccorso alle persone, l’attivazione delle prime forme di accoglienza, proseguite anche il 17 maggio, fino alla giornata del 18 quando mentre in collina si continuavano le evacuazioni, in città cominciavano a mobilitarsi i volontari e cominciavano le prime fasi della pulizia delle strade e delle case dal fango.
Rispondendo alle domande dei consiglieri, Lattuca ha spiegato perché i due documenti del piano di protezione civile che hanno fatto da riferimento specifico di questa emergenza erano aggiornati al 2017: «Si aggiornano alla luce di elementi nuovi, che possono essere eventi o interventi strutturali. Dopo quanto accaduto chiederemo di verificare se sarà necessario un aggiornamento».
Ha fatto chiarezza anche rispetto al fatto che le evacuazioni preventive nel caso di Cesena, «non solo non erano state suggerite ma non erano nemmeno ipotizzabili. Non ce ne era nemmeno il tempo. Sono state utilizzate nei Comuni in cui il problema si è posto a distanza di giorni dagli eventi di Cesena».
Più volte sollecitato sul tema, Lattuca ha affrontato anche il tema della comunicazione: «C’è chi non ha sentito i messaggi, ma c’è anche chi mi ha detto di non averci creduto. Dobbiamo lavorare sulla cultura di protezione civile, aumentare la capacità di noi cittadini di prendere sul serio allerte e allarmi, ma anche potenziare la nostra voce per arrivare meglio e in modo più efficace a quante più persone possibile».
Ha chiarito anche perché il ragno intervenuto sul ponte nuovo poco prima dell’esondazione è stato visto fermo in alcuno momenti: «Il fiume era pieno di bombole di gas trascinate dal torrente Borello».