Cesena: "Per l'esame alle ossa c'è posto nel 2025"

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«D’accordo che abbiamo una certa età e che si sta parlando esami che non hanno carattere di urgenza. Ma tempistiche come queste non mi sembrano assolutamente accettabili».

Liste d’attesa per visite ed esami. I questi giorni una famiglia cesenate, marito e moglie ottantenni, hanno approcciato alle prenotazioni di alcune prestazioni sanitarie. Sono rimasti delusi ed arrabbiati: ed hanno rifiutato l’appuntamento.

«Mia moglie - spiega Gianpaolo De Paoli - deve eseguire una densitometria ossea. Si tratta di un esame radiografico che quantificando la densità minerale delle ossa ne valuta lo stato di salute e l’eventuale fragilità. È un esame che ha già fatto in passato in occasione di una frattura ad un polso. Munita di ricetta per la prenotazione ha chiamato l’Ausl. Si è sentita rispondere che il primo posto utile per lei è nell’anno 2025».

Una tempista inattesa e che ha lasciato stupiti ed amareggiati: «L’esame non ha carattere d’urgenza ma capirete bene che una donna di 80 anni non ha di certo le ossa in salute come una persona di 30. E di certi tipi di valutazioni avrebbe bisogno con un po’ più di premura. L’aprile del 2025 non è proprio accettabile soprattutto se poi, chiedendo in giro, a pagamento si tratta di un esame che invece si può svolgere anche prima. Non capiamo proprio cosa stia succedendo».

Anche lo stesso De Paoli è rimasto di stucco chiedendo per una cosa che lo riguarda. «Io nel cuore ho due valvole meccaniche e sono stato operato a cuore aperto 4 volte. Sono stato sempre seguito da equipe di Bologna ma, chiaramente, cerco di tenermi controllato. Per una delle visite cardiache di cui avrei necessità mi è stata paventata un’attesa di oltre un anno. Va bene, non è urgente. Ma credo che con questi tempi dovrò tornare a Bologna. L’Emilia Romagna è riconosciuta come tra le migliori regioni in Italia per la sanità se non la migliore. Se i tempi qui da noi sono così, cosa accade nel resto d’Italia? Non sono un dirigente sanitario e nemmeno un politico. Ma mi viene da pensare che forse se si aumentasse il numero del personale al lavoro le Ausl non avrebbero queste lunghe attesa, per eseguire degli esami tutto sommato abbastanza normali».

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