A Cesena Patuelli difende l'euro: "Ha protetto le famiglie e le imprese"

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«L’euro è la moneta che non deve essere messa in discussione, perché il solo farlo produce incertezze e tornare alla lira sarebbe una cosa impossibile, con costi infiniti e anche con l’onere dell’inflazione maggiore del cambio. La moneta non doveva essere però l’unico obiettivo della costruzione della Ue, doveva esserci anche una Costituzione. Ma ora che ci troviamo fra Scilla-inflazione e Cariddi-recessione, l’euro è un punto di sicurezza, una moneta solida e stabile, e quindi un problema in meno». È l’analisi priva di dubbi fatta da Antonio Patuelli, presidente dell’Associazione Bancaria Italiana, relatore di spicco del convegno sui vent'anni dall'introduzione della moneta unica, organizzato ieri pomeriggio dall'associazione “Benigno Zaccagnini” nella sala “Dradi Maraldi” di Crédit Agricole e Fondazione Carisp. Dopo i saluti d’apertura del presidente del sodalizio, Damiano Zoffoli, Patuelli ha tenuto alta l'attenzione del pubblico, ripercorrendo anche la storia monetaria e del debito pubblico del nostro Paese, che fino all'unificazione monetaria nel 1863 aveva in circolazione ben sei diverse monete ed era «fortemente indebitato con banche estere».

Moneta unica anti-problemi

Il presidente di Abi ha sottolineato che l’Italia, senza l’euro, non avrebbe potuto affrontare le crisi economiche e finanziarie, l’inflazione, i debiti, i tassi d'interesse e via dicendo. «L'unione monetaria ha funzionato e funziona - ha detto - Certo al cambio con l’euro c’è stata una perdita del potere d’acquisto. Però vi faccio tre esempi dei benefici dell’euro. Il costo del debito pubblico italiano, se ci fossero ancora i tassi della vecchia lira, avrebbe un gravame molto superiore rispetto al costo che il debito pubblico italiano ha con l’euro. La sostenibilità del debito pubblico sarebbe molto dubbia e per farvi fronte dovrebbero esserci tassazioni più gravose, straordinarie e anche delle patrimoniali, con un impoverimento radicale. Poi ci sono le famiglie le imprese. L’euro ha dato molta forza alle famiglie, che in questi 20 anni hanno comprato case, e i tassi dei mutui con l’euro sono stati infimi, mai così bassi, tanto che costava meno una rata del mutuo che una rata di affitto. Le imprese sono sopravvissute alle varie crisi anche perché i tassi d’interesse erano così bassi».

Gli affanni senza euro

Anche in questa fase molto complessa, Patuelli vede nell’Unione Europea un’ancora di salvezza: «Chi ne è uscito comincia a leccarsi le ferite. La Gran Bretagna è uscita dalla Ue, pensando di ritornare alla sua antica storia imperiale, ma non c’è riuscita. La sterlina inglese è molto indebolita, il Paese ha problemi di esportazione e importazione perché le dogane sono tornate a essere un ostacolo e il partito che ha voluto l’uscita non riesce ad affrontare e risolvere i problemi che si accumulano. Chi poi è nella Ue ma fuori dall’euro, cerca di entrarci: i Paesi balcanici premono per entrare e chi si ostina con orgoglio a restarne fuori, come l’Ungheria e la Polonia, deve fare i conti con tassi alti: noi ora abbiamo l’1,25%, loro si muovono fra il 6% e l’8% e il costo del denaro per i mutui e per i prestiti per le famiglie e le imprese è un multiplo».

I guai di oggi

Ci sono però minacce per l’euro, come la crisi energetica acuita dalla guerra russo-ucraina e la politica Usa “America first”, che ha voluto rafforzare il dollaro, «ma adesso vediamo come andranno le elezioni di medio termine e vedremo se il dollaro resterà così robusto. Come ha detto Visco, non dobbiamo inseguire gli Usa nella crescita e nella tempistica della crescita del tasso di sconto. Dobbiamo poi ridurre l’inflazione ed evitare di cadere nella recessione. Prima finisce la guerra meglio è, anche per ragioni finanziarie. Se finora non sono riusciti a definire il tetto del costo dell’energia, credo poi che non sarà facile imporlo ai venditori di petrolio. Quindi una pace condivisa deve essere raggiunta il prima possibile» Roberto Pinza, già viceministro al Tesoro ed economia e presidente del Comitato euro nei governi Prodi e D’Alema, ha concluso il convegno ripercorrendo la storia degli eventi politici che hanno portato all’entrata dell’Italia nell’euro, il 1° gennaio 1999.

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