Cesena, nuovo no del comitato al metanodotto
Il neo costituito comitato “No tubo Romagna”, che raggruppa i cittadini del comprensorio di Cesena e di Forlì che si oppongono alla costruzione del gigantesco metanodotto Snam, si è riunito venerdì sera e ha messo a sistema le critiche.I cittadini chiedono l’appoggio delle amministrazioni pubbliche dei territori interessati dal progetto. Quello di cui si parla è uno dei tronconi di un metanodotto della Snam che dal sud Italia dovrebbe arrivare fino all’Emilia. Precisamente, è il tratto tra Sestino, in provincia d’Arezzo, e Minerbio, nell’hinterland bolognese. È lungo 141 km e il costo per l’intervento si aggira attorno a 700 milioni di euro, dovrebbe attraversare anche il territorio cesenate. Oltre a Cesena, sono 14 i comuni romagnoli con porzioni di territorio toccate dall’opera: Sogliano, Roncofreddo, Sarsina, Mercato Saraceno, Sant'Agata Feltria, Pennabilli, Casteldeci, Forlì, Bertinoro, Russi, Bagnacavallo, Ravenna, Conselice, Alfonsine.
La contrarietà del comitato, «supportata da pareri e dati tecnici di Arera e del ministero della transizione ecologica», riguarda il progetto in sé, «che di strategico per il nostro paese non ha nulla: hub del gas che transita sul nostro territorio, senza distribuirne nemmeno un metro cubo agli italiani».
Si criticano anche i metodi per approcciarsi ai territori, alle istituzioni e ai cittadini. Ci si lamenta della mancanza di processi partecipativi: «La Snam ha riesumato frettolosamente, forte di una proroga ottenuta in extremis dal precedente Governo (marzo 2022) un progetto obsoleto, vecchio di quasi vent’anni, senza parlare preventivamente con nessuna. L’ultima delibera che riguarda il parere di competenza agli atti del Comune di Cesena risale al 2012 e richiama strumenti e atti urbanistici non più in vigore».
La domanda è «perché non parlare prima con sindaci e popolazione, spiegare (e giustificare in nome del dichiarato interesse pubblico dell’opera) quali sono i rischi per salute e sicurezza della collocazione di una condotta da 75 bar di potenza in zona sismica, in stretta prossimità di civili abitazioni, con attraversamenti di zone con vincoli ambientali, la devastazione di boschi, zone montane o collinari sottoposte a vincoli paesaggistici, o aziende agricole a vocazione vitivinicola».
Secondo il comitato, ancor più dopo la alluvione, «Qualsiasi valutazione di buon senso suggerirebbe di ritirare il progetto». La Snam invece, secondo il comitato, manda addetti a fare pressioni a casa delle persone con contratti con contenuti mancanti, prospettando espropri a breve termine, lasciando intendere compensazioni che però non vengono messe per iscritto. E quelle annunciate finora riguarderebbero cifre irrisorie.
E per “No Tubo Romagna” «tutte le amministrazioni del territorio non potranno non supportare la legittima azione dei cittadini».