Cesena, Moser ancora in bici ma da venditore scherza su Saronni
L’ex campione ora vende biciclette, ma ai bei tempi ne avrebbe venduta una anche al suo rivale Giuseppe Saronni? «Beh, sì, ma sabotata...». E a quel punto tutta la platea del Panathlon si è divisa tra risate e applausi per Francesco Moser. «Se vuoi vincere in bicicletta, devi vivere per la bicicletta». Nel corso della serata, Moser ha riassunto in una frase la sua incredibile carriera fatta di 279 vittorie, un bottino che lo elegge ciclista italiano più vincente di sempre. Alla conviviale di Ponte Giorgi del Panathlon Club Cesena, l’ex campione trentino ha presentato il suo ultimo libro “Francesco Moser, un uomo, una bicicletta”, scritto insieme al giornalista Beppe Conti. Un libro in cui ogni capitolo ha il titolo di una bici di Moser, fino al suggestivo finale dedicato alle bici del futuro. Un libro ricco di fotografie del passato, ma che conferma come Moser resti uno sportivo con l’occhio sempre attento al futuro e alle evoluzioni della tecnologia. «In copertina ci sono io con il mio ultimo modello di bici elettrica. Quello dell’elettrico è un mondo che apre nuove opportunità per fare sport a chi non è è più giovanissimo. A proposito: quando potete venitemi a trovare al museo di Palù di Giovo, in Trentino, magari sfruttando la splendida pista ciclabile che c’è lungo l’Adige».
Moser è legato da una vecchia amicizia al Panathlon Club Cesena, di cui è anche socio: «In Romagna ho tanti amici e tanti bei ricordi, anche se il Giro di Romagna è una delle poche corse che non ho vinto. Io per natura sono curioso e mi piace sempre guardare oltre, provando nuove idee e sperimentando nuove soluzioni tecnologiche. Nel mondo bisogna sempre guardare vanti e mantenere uno spirito competitivo». Quest’anno il Giro d’Italia finisce a Verona, proprio come nel 1984, quando Moser trionfò all’arena davanti al francese Laurent Fignon. E quest’anno? «Quest’anno vedremo, ci sono tanti nomi da seguire e anche l’emergente Biniam Girmay (giovane campione eritreo, ndr). Credo che col tempo l’Africa possa diventare una realtà vincente anche nel ciclismo: mi sembra popolata di grandi atleti e di ragazzi che hanno più fame dei nostri».