Tutti con lo stesso enorme problema, quello di avere perso per colpa dell’alluvione la casa dove vivevano fino a poche settimane fa, e con le medesime preoccupazioni per il futuro. Ma al tempo stesso, ciascuno, con una propria storia ed esigenze specifiche, che richiederebbero soluzioni personalizzate per uscire dall’accoglienza temporanea. Sono gli stati d’animo di 26 persone che da cinque settimane stanno vivendo nel convento dei Cappuccini, grazie alla generosità dei frati, col supporto di altre realtà, a partire dalla Protezione civile. Proprio la flessibilità nelle forme di aiuto, ovviamente nei limiti delle leggi e nel rispetto dei principi di trasparenza e imparzialità delle pubbliche amministrazione, è la strategia su cui punta il sindaco Enzo Lattuca per dare concretezza a una dichiarazione che ha fatto ieri davanti agli ospiti dei Cappuccini: «Il posto di ciascuno è nella propria casa o, se non è possibile farvi rientro, in un’altra».
Case agli sfollati: le strategie
Sono diversi gli strumenti per raggiungere questo che per l’amministrazione comunale è «l’obiettivo primario» nel dopo-alluvione. Da una parte, è in corso il recupero di una ventina di case popolari, che hanno bisogno di piccole e rapide ristrutturazioni per essere utilizzabili: in linea con l’indicazione che è stata appena data dalla Regione, saranno concesse in deroga agli alluvionati, purché abbiano i requisiti per essere in graduatoria, anche se non sono in lista oppure se sono in posizioni arretrate. Dall’altra parte, dal mese prossimo saranno disponibili abitazioni private sfitte rimesse in circolo per almeno 12 mesi dai privati che risponderanno all’invito pubblico per trovare alloggi per gli sfollati che è stato lanciato dal Comune, con scadenza a fine mese: si sono fatti avanti già una decina di proprietari. Infine, ci sono i contributi di autonoma sistemazione per azzerare o quasi i canoni di locazione per chi trova per conto suo un alloggio da affittare. Le prime due misure dovrebbero dunque essere più che sufficienti a dare una risposta in tempi ragionevoli alle 18 famiglie che si trovano nella situazione abitativa di massima emergenza, molte delle quali sono proprio quelle accolte dai Cappuccini. Ma complessivamente sono circa 400 gli sfollati e quindi ogni alloggio a disposizione sarà preziosissimo. E a questa necessità - ha garantito il sindaco - saranno destinate tutte le donazioni che i cittadini hanno fatto sul numero di conto corrente del Comune destinato al sostegno agli alluvionati.
L’ospitalità dei Cappuccini
Nel frattempo, nei primi giorni della settimana prossima, un dipendente comunale dei Servizi sociali incontrerà le persone accolte nel convento, per definire il loro futuro più prossimo. Molti sono infatti preoccupati che a fine mese l’ospitalità dei frati abbia fine. Anche se - ha sottolineato ieri il sindaco Enzo Lattuca, rivolgendosi a Padre Filippo durante la visita fatta lì con quasi tutti i suoi assessori (Carmelina Labruzzo, Camillo Acerbi, Luca Ferrini, Carlo Verona e Francesca Lucchi) - «quella comunità è geograficamente un po’ distante dal centro urbano, ma ci e è stata sempre accanto nel momento del bisogno. Quando dovevamo affrontare emergenze e non sapevamo a chi rivolgerci, ci avete sempre detto, anche nel cuore della notte, “venite, le porte sono aperte, un letto e qualcosa da mangiare lo troviamo”».
«Niente aiuti agli inquilini»
C’è però chi segnala un guaio rimasto finora sotto traccia. I rapporti da proprietari e inquilini di case alluvionate si stanno spesso incrinando, per una lacuna che c’è nella misura governativa del “primo sostegno” e che il Comune ha già segnalato. I 3.000 euro, più altri 2.000 di eventuale saldo, previsti per fornire un primo aiuto immediato a chi ha avuto danni sono ad appannaggio dei proprietari. Ma - fa notare una persona che viveva in affitto in via ex Tiro a Segno - così si trascura la parte più debole, che a volte ha subito danni anche più ingenti di quelli strutturali, pendendo arredi ed elettrodomestici che erano di sua proprietà. Il padrone di casa si prenderà l’aiuto e l’inquilino resterà a bocca asciutta. E questo - osserva ancora il cittadino sfollato - aggraverà doppiamente la situazione, perché in molti casi la tensione provocata da questa iniquità porterà anche a guastare i rapporti. Con la conseguenza che, anche una volta che l’abitazione allagata verrà sistemata, chi ci viveva non vorrà più rientrarci.