Cesena, la 5ªA di Agraria di nuovo in gita a Siviglia dopo 30 anni

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Nel 1992 le classi quinte dell’istituto tecnico Agrario Giuseppe Garibaldi di Cesena viaggiano unite in pullman verso Parigi, per l’ultima gita annuale. Tranne una, la quinta A, che da sola in aereo decide di dirigere verso l’Expo di Siviglia e i campi di fragole andaluse. Quel viaggio segnerà per sempre le vite degli studenti che vi parteciparono, aprendoli a un mondo che di lì a breve si sarebbe globalizzato sempre di più. Oggi, trent’anni dopo, gli studenti della 5ªA del ‘92 si sono ritrovati per ripercorrere lo stesso itinerario.

«Nel ’92 ero rappresentante di classe e ricordo che l’ultimo anno di agraria passai più tempo in vice presidenza a preparare il viaggio per la gita, che sui libri a preparare la maturità» racconta Alessandro Fornari (che oggi si occupa di innovazione frutticola). «Per tutti era il primo viaggio in aereo, l’opportunità di incontrare il mondo all’Expo e scoprire una grande città. Credo che quel viaggio in qualche modo ci abbia segnato, era il primo passo verso quell’internazionalizzazione che la nostra generazione avrebbe vissuto a cavallo tra i due secoli, con la caduta del muro di Berlino e l’Unione dell’Europa. La Spagna, dopo la fine del franchismo, stava recuperando il tempo perduto, si respirava sviluppo nell’aria e la spensieratezza dei nostri coetanei andalusi sapeva di primavera. Il mondo si stava aprendo e a pensarci ora fa venire i brividi».

Come altri ex-studenti, i compagni di scuola della quinta A si ritrovano periodicamente per cene conviviali e, proprio in occasione di una di queste, nasce l’idea di ripetere l’itinerario della gita di classe in occasione del trentennale. Oltre all’Expo di Siviglia, la gita consentì agli studenti di visitare le zone agricole dell’Andalusia, in particolare le coltivazioni estensive di fragole, in aree quali Huelva e Moguer. «Le diapositive del’92 di Alessandro alle cene avevano già rigenerato le emozioni vere della gita... Moguer, il primo porto straniero vissuto, è rimasto sempre nei miei pensieri come un luogo amico in cui riparare se avessi ucciso qualcuno...» racconta scherzando Armanno Armanni (che opera nella distribuzione di mezzi fitosanitari). «È stato bello rivederla diversa, “linda”, ordinata ma sempre ruspante!».

Andrea Severi (che gestisce la logistica del settore ortofrutticolo) racconta la sensazione di libertà di quei momenti «era la prima volta che restavo lontano da casa per così tanto tempo, poi sarebbe arrivato il servizio militare, ma questa è un’altra storia. Ricordo la spensieratezza e la leggerezza di quei momenti, una serie di episodi che sono rimasti nitidi nel tempo, è stata una gita perfetta, memorabile. Sicuramente la cosa che mi aveva colpito maggiormente allora era la differenza che c’era fra noi, che ci accingevamo a lasciare in garage le nostre Honda o Aprilia 125 per guidare finalmente l’auto e i nostri coetanei di Moguer che andavano al disco bar col cavallo che legavano alla finestra».

E poi continua «Sicuramente l’emozione del ritorno è stata forte, ma la cosa che più mi ha colpito è che nonostante il tempo passato, le esperienze di vita diverse, eravamo sempre noi, con una gran voglia di stare assieme. Come se 30 anni non fossero mai passati». È d’accordo con Andrea anche Ermes Guiducci (imprenditore agricolo, figlio di agricoltori) «È stato davvero emozionante restare in compagnia con i compagni di allora e gli amici di oggi». Gli fa eco Emiliano Ceccarelli (oggi allevatore di bestiame) «se dovessi descrivere questa esperienza in due parole: nuovi orizzonti. Perché la gita del 1992, seppure in un breve lasso di tempo con compagni ed insegnanti fantastici, ha significato per me una grossa crescita interiore, una volta tornato alla vita di sempre mi sentivo più leggero. Questo nuovo viaggio mi ha fatto riscoprire il valore del tempo, che non va misurato in ore o minuti ma in trasformazioni».

Certo, oggi come allora non tutti hanno partecipato alla rimpatriata. Per alcuni però, questa è stata una seconda occasione. Christian Riciputi (controllore qualità della filiera alimentare) racconta di non aver partecipato alla gita del 1992. «Ho sempre pensato di aver fatto una stupidaggine e questo viaggio me l’ha confermato. I racconti di quel fantastico viaggio in Spagna hanno allietato diverse cene con i compagni di classe, l’aver visitato gli stessi posti con chi c’era già stato mi ha fatto vivere le emozioni di quella gita». Anche Matteo Manzi (produzione di formulati innovativi per l’agricoltura) non poté partecipare alla gita: «Nella vita si devono fare delle scelte, nel 1992 scelsi di non andare in gita. Giusto? Sbagliato? Non importa, perché la vita è piena di sorprese e una di queste è stata poter fare quel viaggio con gli amici di allora, che si trasformano per magia da compagni di scuola in compagni di vita. E li ringrazio per farmi ridere sempre».

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