Esattamente un anno fa iniziò l'invasione russa dell'Ucraina, di cui non si vede ancora la luce in fondo al tunnel. Per chiedere la pace ed esprimere solidarietà alle vittime, numerose associazioni del territorio hanno organizzato per oggi alle 16 una manifestazione in piazza del Popolo, dove a partire dalle 17 si potranno anche ascoltare riflessioni e testimonianze. Intanto Amedeo Magnani, ex generale dell’Aeronautica Militare, oggi consigliere comunale del Pd a Cesena, fa il punto sulla situazione, facendo leva sull’esperienza umana e professionale che negli anni di carriera militare lo ha portato a conoscere da vicino quel conflitto fin dalle sue premesse. Dal 2014 al 2017 è stato consulente militare dell’ambasciatore italiano dell’Osce, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, ruolo che gli ha permesso di seguire la crisi in Crimea e Donbass e la tregua che già allora sembrava destinata a non durare. «Queste sono le occasioni in cui si spera di sbagliare - dichiara ora - ma dissi allora che la guerra non sarebbe stata breve e purtroppo non lo è stata e non lo sarà. Non che Putin non ci abbia provato. Sperava nel disimpegno dell’Unione Europea, ma non è andata così».
La compattezza dell’Europa
In passato - evidenzia Magnani - ci sono state occasioni in cui l’Unione Europea «ha fatto la bella addormentata e si è mostrata ambigua». Tra questi errori segnala quello di «aver dimenticato che la Russia non è un Paese democratico, abbiamo voluto credere che lo fosse, ma non è così». Ma questa volta è andata diversamente: «L’Europa ha saputo reagire, lo ha fatto con l’alleato americano e questo ha scompaginato i piani di Putin».
L’alleato americano
Un ruolo, quello degli Stati Uniti, che Magnani giudica «fondamentale per sostenere l’Ucraina». Fa notare che «fu così anche per noi, nella seconda guerra mondiale». Magnani è figlio d’arte, visto che anche il padre era pilota militare, e «dopo l’8 settembre non ebbe dubbi su da che parte stare, si unì ai partigiani tra Borghi e Roncofreddo. Se siamo riusciti a liberarci, è stato grazie alla Resistenza, fatta di scontri sanguinari, ma anche grazie al supporto degli americani. Mio padre mi raccontava dei camion americani che portavano armi e viveri, anche noi siamo stati aiutati. Ed è fondamentale ora continuare ad aiutare gli ucraini». Magnani giudica «fondamentale» il ruolo degli Usa, pur nella consapevolezza del fatto che ci sia «una certa parte del Paese americano che non è poi così dispiaciuta del conflitto, perché mette la Russia in una posizione di debolezza. Stiamo rivivendo in un certo senso quello che era accaduto negli anni Sessante con i missili russi a Cuba. È la prima volta che la guerra è così vicina alla Russia e questa cosa a una parte di americani non dispiace».
Il fallimento russo
A un anno esatto dall’inizio di questa guerra sul piano militare, Magnani sottolinea il fallimento della Russia: «Ha rafforzato la Nato e convinto due Paesi storicamente in bilico come Svezia e Norvegia a entrare nell’alleanza. Il fallimento della Russia è dovuto anche alla natura del suo esercito: mentre nei Paesi occidentali gli eserciti sono composti di militari di carriera, là ci si basa ancora su un modello vecchio: quello di prendere contadini e mandarli al fronte a combattere una guerra che fondamentalmente non sentono; non a caso tra i problemi con cui hanno dovuto fare i conti ci sono le diserzioni».
Guerra e pace
Cosa aspettarci quindi nei prossimi giorni? «La Russia si sta riorganizzando, attaccherà e lo farà con più energia - avverte Magnani - ma anche le difese sono più organizzate. L’Ucraina non sta certo attendendo con le mani in mano». La capacità di difesa di quel popolo aggredito passa dal supporto europeo e americano e in questo senso va letta la massima “se vuoi la pace, prepara la guerra” di epoca romana, che Magnani spesso cita: «Si attacca chi è debole e ai negoziati non ci si può andare in una posizione di debolezza, altrimenti vince il più forte». Alla luce di queste considerazioni, Magnani aggiunge, anche a proposito di chi contesta l’invio di armi all’Ucraina: «Ho il massimo rispetto di chi manifesta per la pace, ma anche in questo caso gli eccessi sono un pericolo».
Barra al centro
A un anno dall’inizio dell’invasione, Magnani guarda ancora con fiducia all’Europa e alla sua capacità di mantenere la compattezza dimostrata fin qui: «Sono ottimista», dice. Un sentimento che ha come fondamenta i risultati ottenuti in questo anno. A partire dalla questione energetica: «Quando è cominciata la guerra ci chiedevamo come avrebbe fatto l’Europa senza la Russia. Abbiamo visto invece che l’Europa va avanti. Anche questo è stato uno smacco per la Russia, che nonostante il gas e il petrolio sul fronte internazionale ha ottenuto ben poco». L’ottimismo viene esteso al ruolo dell’Italia: «A parte qualche esternazione folkloristica berlusconiana, la barra è al centro. Meloni non mi piace per tante altre cose, ma nei confronti di questo conflitto sta portando avanti la linea di Draghi».