Cesena, già accolti 170 minori ucraini in fuga dalla guerra

Una situazione costantemente monitorata ma ancora lontana dal potersi considerare stabile. Così può riassumersi l’arrivo dei profughi dall’Ucraina a Cesena. I numeri raccontano di 350 persone in fuga dalla guerra giunte già in città. Di queste, 170 sono minori. Per loro il Comune si sta attivando anche attraverso il Cde, il centro di documentazione educativa con lo sguardo rivolto in particolare a due bisogni a cui va trovata risposta: l’inserimento scolastico, che salvo qualche raro caso deve ancora avvenire, e un’offerta socio-educativa per il tempo libero.

Situazione in divenire

«Tutte le famiglie con minori - spiega l’assessora Carmelina Labruzzo - sono state contattate e ricontattate dal Cde, che tiene monitorate le diversi situazioni», anche nel loro evolversi e proprio il fatto che queste non sia stabili è un fattore che aggiunge complessità. «C’è chi è a Cesena, ma è di passaggio e intende trasferirsi altrove e ancora non sappiamo se effettivamente ci riuscirà e in che tempi, e chi invece sta seguendo le lezioni della propria scuola in dad, ma anche queste situazioni vanno tenute monitorate perché dipendono da come evolve la situazione là. Sappiamo ad esempio di ragazzi per i quali la scuola finisce alle 11, perché dopo cominciano i bombardamenti». A questo si aggiunge il fatto che sono probabili ulteriori arrivi. La situazione - riassume quindi Labruzzo - «è in divenire».

La scuola

Il monitoraggio è solo una parte del lavoro: «Per le scuole dell’infanzia e i nidi non dovrebbe porsi un problema di disponibilità di posti. Ce ne sono un po’ meno al nido, ma possiamo contare su quelli messi a disposizione dal Centro per le famiglie e al momento i numeri dei bambini nella fascia 0-3 anni sono bassi. Quelli nella scuola dell’infanzia e nido sono gli inserimenti un po’ più facili, perché pesa meno la barriera linguistica». L’accoglienza si fa più delicata dalle elementari in poi: «Stiamo incontrando una collaborazione straordinaria da parte dei dirigenti scolastici che abbiamo incontrato già più volte per fare il punto della situazione. Per quanto riguarda scuola primaria e medie sono due le soluzioni che si stanno studiando: l’inserimento di questi studenti nelle classi, oppure prevedere classi dedicate con la previsione però di momenti di condivisione». Un discorso a parte va fatto per le scuole superiori, qui infatti si tratta di capire il livello di ciascun studente per “tradurre” il percorso che stavano facendo e capire a quale classe e a quale istituto corrisponde. L’inserimento scolastico è comunque «condizionato alle vaccinazioni e anche questi sono percorsi che sono già stati avviati», ricorda Labruzzo.

Il tempo libero

L’altro grande ambito di lavoro è quello che riguarda il tempo libero di questi ragazzi e ragazze: «La giornata è lunga e il tempo che non trascorrono a scuola lo passano attaccati ai loro dispositivi cercando notizie dell’evolversi della guerra a casa. Non dobbiamo dimenticare che molti di loro hanno i papà là e stanno vivendo giorni di grande angoscia e di attese. Per aiutarli è fondamentale lavorare quindi anche sull’offerta extrascolastica. Venerdì incontreremo diverse realtà che si sono fatte avanti, mettendosi a disposizione per creare un’offerta socio-educativa. Cercheremo insieme di capire come declinarla, tutto questo in attesa che arrivino i centri estivi».

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