Cesena: fermato dall'alluvione anche il Laboratorio Ausl Romagna

Archivio

L’alluvione alla fine è riuscita a flagellare anche la sanità romagnola. Non ha fatto danni diretti e irrimediabili alle strutture sanitarie in sé. Ma l’acqua ha, fin da mercoledì, interrotto il normale flusso di erogazione delle prestazioni specialistiche programmate. E soprattutto, per 36 ore piene, ha bloccato completamente l’attività del Laboratorio Unico di Analisi dell’Ausl Romagna, nella sua sede di Pievesestina.

L’ondata di piena, nell’area a ridosso del casello nord dell’A14 e dei due stabili Ausl (il numero 1 con il magazzino farmaceutico ed il 2 che contiene l’intero laboratorio) è arrivata attorno a mezzogiorno di mercoledì. Liquido e fango hanno prima invaso il parcheggio dello stabile numero 1. Che si trova un paio di metri più in basso rispetto al laboratorio.

«L’acqua ha iniziato ad entrare nel parcheggio dove avviene il carico e lo scarico - spiegano i dipendenti - Ma ben presto l’acqua si è insinuata in una zona dove ci sono anche alcuni quadri elettrici. Le pompe di sollevamento hanno fatto il loro dovere. Ed in generale all’interno del magazzino i farmaci ed il materiale sono su piani rialzati per essere mossi dai macchinari. E quindi non sono stati toccati».

Il disagio operativo qui si è concretizzato sotto forma di un quadro elettrico ed un alimentatore bagnatisi. Che hanno mandato ko una delle due celle frigorifere.

«Si tratta di grandi frigo che contengono tutti quei medicinali che devono essere conservati al fresco. Li abbiamo salvati tutti. Spostandoli nel giro di poco tempo all’interno del frigorifero numero due».

Di lì a poco la situazione sarebbe diventata parecchio problematica anche nell’edificio più in alto, quello del Laboratorio.

Il livello dell’acqua è riuscito a salire in maniera da invadere la corsia e la rampa che porta alla parte sotterranea dell’edificio. In parte adibito a magazzino ed archivio, in parte a parcheggio delle auto ed in parte con quadri elettrici.

«Quindi nel primo pomeriggio di mercoledì abbiamo ricevuto l’ordine di evacuazione e tutta l’attività è stata fermata - racconta il professor Vittorio Sambri, che del laboratorio unico e della Microbiologia dell’Ausl è il dirigente - Tutti i dipendenti se ne sono dovuti andare con procedure di emergenza alluvionali. Senza di loro le macchine non possono funzionare ed eseguire il lavoro da sole».

Attività ferma insomma. E idrovore in azione per sollevare quanta più acqua possibile dalla parte sottostante il laboratorio. Serviva salvare le parti elettriche ed assicurarsi di conseguenza che non andassero persi campioni biologici di nessun tipo.

«Il tutto è intervenuto in un contesto in cui la logistica, da tutta la Regione a Pievesestina, era comunque parecchio in difficoltà a circolare anche solo per consegnare il materiale da analizzare. Fortunatamente non siamo andati in blackout out elettrico completo. Anche se abbiamo generatori appositi in caso d’emergenza è importante che tutto quanto venga conservato nella maniera migliore e che i frigoriferi siano sempre attivi. Ciò che non è riuscito ad arrivare fino a quel momento a Pievesestina è stato fermato nei punti di cura e conservato adeguatamente dalle varie sedi Ausl e nei vari presidi ospedalieri di tutta la Romagna».

In tutto il caos di due giorni fa c’è stata soltanto una emergenza indifferibile.

«Lo stabile dal momento dell’evacuazione non aveva più l’agibilità e nessuno poteva entrarci. Ad un certo punto è arrivata una squadra che aveva assoluto bisogno di due sacche di sangue. Per un paziente che non poteva in alcuna maniera aspettare. Li ho autorizzati a salire per prelevare quanto necessario».

Da quel momento l’attività del laboratorio unico si è bloccata. Ieri mattina alcuni dirigenti di area medico e dirigenziale sono arrivati al lavoro. Assieme al professor Sambri: «Qualora servisse capire le difficoltà logistiche legate agli spostamenti vi basti sapere che partendo dalla mia casa nel bolognese per arrivare qui a Pievesestina ho impiegato poco meno di cinque ore. I vigili del fuoco, dopo i controlli necessari, dall’ora di pranzo ci hanno ridato l’agibilità per poter entrare qui nel palazzo. Chiaramente, avendo dipendenti che arrivano da tutta la Romagna ed oltre, non sono stati fatti venire a lavorare non sapendo se e quando ci avrebbero ridato modo di riprendere. Siamo dunque “indietro” di tutto questo tempo con le analisi da fare. Nulla è andato perso a livello di materiale da analizzare. Non ci sono macchinari danneggiati. Se in giornata dovesse servire qualcosa di urgentissimo da analizzare ci penseremo noi - spiega indicando le tre colleghe che lo circondano nell’unico ufficio aperto in quel momento del laboratorio unico di Pievesestina - Poi da domani (oggi per chi legge, ndr) ripartiremo con l’attività. Che giocoforza sarà dedicata alle urgenze. Solo una volta smaltite quelle ci dedicheremo a tutto il resto di differibile che nel frattempo ci verrà convogliato anche delle zone dove fino a ieri non si passava e dai percorsi che non erano transitabili».

Il dolore per le vittime nelle ultime ore si è mescolato anche al caos creato da un “morto misterioso” che è stato dato per assodato da quasi tutti i media. Una “persona morta d’infarto” nell’immediatezza, o nel tempo di poco precedente, all’inondazione che ha travolto la zona centrale cittadina: quella tra i due ponti. In realtà, tragicamente, le vittime dell’alluvione a Cesena finora sono sempre e solo state 3: come certificato fin da due pomeriggi fa anche dalla prefettura. Per tutti sono in corso le procedure d’indagine della procura e di conseguenza non ci sono date dei funerali ancora ipotizzabili. Esequie che verranno fissate prevedibilmente a partire dalla prossima settimana.

I coniugi Sauro Manuzzi, 69 anni, e Palma “Marinella” Maraldi, 73 anni, sono morti nelle ultime ore di martedì durante l’ondata di piena in via Masiera II tra Ronta e San Martino in Fiume. Travolti dalla furia dell’acqua con la salma della donna che addirittura è stata ritrovata solo la mattina dopo: a 12 chilometri di distanza, sulle spiagge di Zadina.

Riccardo Soldati, 77 anni, è morto invece mercoledì all’ora di pranzo: schiacciato a Casale da una frana che lo ha sorpreso in giardino e spinto con violenza verso le mura della sua casa.

Per una dinamica razionalmente incomprensibile fin da due giorni fa “circolava voce” di un malore killer che aveva colto un anziano in zona ponte vecchio durante la prima notte d’alluvione. Di quest’uomo nessuno sa nulla, l’Ausl e il 118 non hanno mai preso in carico niente di simile così come i servizi emergenziali impegnati sul campo. Eppure la cosa è stata data talmente per “assodata” che le dirette Tv nazionali la elencavano. Le agenzie la ribattevano. Al punto che due sere fa, in finire di giornata, anche a Porta a Porta su Rai 1 il presidente Bonaccini ha parlato di 9 vittime totali in Regione: contando tra esse anche un quarto “morto misterioso” di Cesena. Una persona che, fortuna sua, in fin dei conti pare essere un personaggio di fantasia. Finito alle cronache per dinamiche mediatiche che neppure una alluvione in atto potranno mai giustificare.

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui