Cesena, ex distributore inquina suolo e acque: bonifica per 23 mesi

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La contaminazione del sottosuolo in aree occupate da distributori di carburanti dismessi si sta rivelando una bomba ambientale sempre più seria sul territorio cesenate. Un problema che spesso richiede parecchi anni di bonifica per essere risolto. Dopo l’ex Agip di via Cervese, smantellato vent’anni fa e fonte di un inquinamento ancora irrisolto, nelle scorse settimane si è dovuto mettere a punto un piano per affrontare un guaio simile sulla via Emilia. L’impianto che ha provocato una contaminazione sia dei suoli che delle acque è quello ex “Esso” in viale Marconi 1039, nella zona di Case Finali. Quando nel 2018 fu approvato il progetto che prevedeva la rimozione delle cisterne e dei serbatoi interrati del vecchio distributore, si accertò una situazione di inquinamento a cui si è cercato di porre rimedio con alcuni interventi. Ma la società “Ecotherm”, incaricata dalla “Esso Italiana Srl”, ha comunicato che l’obiettivo di risanamento non è stato centrato e quindi sono indispensabili nuove opere di bonifica. Un test pilota che si è deciso di effettuare la scorsa primavera ha permesso di avere gli elementi necessari per stendere un progetto, che pochi giorni fa ha ricevuto il via libera del settore Tutela dell’ambiente del Comune, dopo essere stato esaminato a metà dicembre nell’ambito della conferenza dei servizi. Per attuarlo serviranno sei cicli di iniezioni di una miscela di ossigeno e ozono in alcuni piezometri, oltre all’inserimento in altri di calze filtranti contenenti prodotti a lento rilascio di ossigeno. Per queste operazioni, e per il monitoraggio finale necessario per capire se il suolo sarà “guarito”, sotto l’occhio degli specialisti di Arpae, serviranno 23 mesi di tempo. Benzene, p-Xilene, idrocarburi totali, metiltbutil etere ed etiltbutil etere le sostanze sotto osservazione. Fin da ora gli esperti chiamati a valutare la situazione hanno però manifestato un sospetto: potrebbe esserci una sorgente di inquinamento sotto la vecchia pensilina del distributore, zona che è rimasta finora esclusa dalla bonifica. Quindi, se gli interventi pianificati non saranno risolutivi, si andrà a fare uno scavo in tutti i terreni lì sotto, per affrontare quella che a quel punto si rivelerebbe «con ragionevole certezza la causa del permanere della contaminazione».

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