Cesena, due mamme: "Ecco il nostro amore e i nostri tre figli"

«Chi sogna arriva prima di chi pensa». Così ha detto Roberto Benigni nell’ultima edizione del Festival di Sanremo, e se Giada Buldrini e Serena Galassi, una decina di anni fa, si fossero messe a pensare troppo alle insidie che avrebbero dovuto affrontare in una società ancora piena di pregiudizi, non avrebbero coronato il loro sogno: dare vita a una famiglia. In occasione della Giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia e alla vigilia della Festa della mamma, l’associazione “Rimbaud Lgbtq+” di Cesena ha organizzato un incontro con chi può testimoniare direttamente il significato della definizione “famiglia omogenitoriale”, e lo fa anche sui social, col nome di “duemammetrefigli”.
Dal sogno alla Spagna
«Ci siamo conosciute nel 2010 e ci siamo volute bene da subito, decidendo di andare a convivere - ha raccontato Giada due sere fa - Serena mi ha fatto intendere esplicitamente di voler dei figli alla svelta, perché ormai aveva trent’anni. Le leggi dello Stato italiano non ci permisero di attuare una gravidanza, così iniziammo a cercare su Internet come “fare” un figlio. In Spagna trovammo la condizione giusta per noi: era concesso avere dei figli tra due donne e allo stesso tempo venivano riconosciuti a entrambe le madri». In Inghilterra la sperimentazione inglese per avere figli tra due persone dello stesso sesso, tramite un procedimento col midollo, poteva essere un’alternativa, ma questo metodo è stato bloccato, perché medici e studiosi hanno scoperto che così potevano nascere solo femmine. Per motivi anche linguistici, le due mamme hanno dunque deciso di affidarsi ad una clinica spagnola, seguendo il metodo Ropa, che una decina di anni fa era ancora agli esordi là.La nascita dei due gemelli
«Siamo entrambe mamme dei nostri figli - ha spiegato Giada - perché io ho deciso di far fecondare i miei ovuli con gli spermatozoi di un donatore spagnolo anonimo e Serena, essendo anche più grande e più matura di me, ha deciso di sostenere la gravidanza». Serena ha aggiunto: «Dalla fecondazione Ropa sono nati nel 2013 i due gemelli, Thomas e Leonardo, e abbiamo voluto a tutti costi farli nascere in Italia, per fare un po’ di casino e smuovere le menti di chi considera ancora famiglie solo quelle patriarcali».La terza figlia
La terza figlia è nata qualche anno dopo con una inseminazione artificiale e questa volta, visto che nella coppia si equilibrano i doveri e l’amore, è stata Giada a portare avanti la gravidanza. «I bambini mi sono sempre piaciuti, ma avevo paura del parto - ha raccontato Giada - L’inconscio in quel periodo mi stava stimolando ad avere figli, però non mi sentivo pronta. La psicologa a cui ci affidiamo mi invitò a seguire anche quello che vivevo nei sogni, e così ho deciso di diventare mamma e mettere alla luce Micol. Ho avuto molta fortuna al primo colpo, perché di solito la possibilità rimanere in cinta con un’inseminazione artificiale è molto bassa».L’umanità del percorso sanitario
Se lo Stato non riconosceva alle due donne di potere avere figli, almeno l’ospedale dove hanno partorito le ha ritenute entrambe mamme allo stesso livello. «Fin dalle prime visite - riferiscono le due donne, che abitano a Riccione - siamo state accolte come una coppia etero. Ci siamo confrontati sempre con la nostra ginecologa di fiducia e anche gli altri medici sono stati gentilissimi. Entrambe le volte che abbiamo partorito, non ci hanno mai separato, anche durante le visite. Potevano tranquillamente non riconoscere una o l’altra come figura principale per il futuro bambino, visto che ancora non eravamo sposate e per le leggi italiane non risultavamo una famiglia».Una famiglia felice
E adesso? «Siamo felicissime che i nostri figli si siano inseriti bene nella società. All’inizio non è stato piacevole ricevere certi commenti. Qualcuno non poteva credere alla nostra situazione, qualcuno rimaneva perplesso, altri bambini all’asilo chiedevano a Thomas e a Leonardo dove fosse il loro padre e non credevano ai due ragazzi quando rispondevano che avevano due madri. Da subito abbiamo raccontato loro (Micol era ancora troppo piccola per comprendere, ndr) come fossero nati e la mancanza della figura paterna. Non ci sono problemi, perché ci vogliono bene e non si vergognano di parlarne in giro. Anzi, sono orgogliosi della loro famiglia, perché non gli manca niente sanno che sono stati cercati con lo stesso amore con cui sono stati cercati gli altri».Il riconoscimento dei figli
A livello di leggi relative al riconoscimento dei figli, l’Italia è ancora dormiente e Giada e Serena hanno dovuto fare i conti con non pochi sono problemi. «Noi volevamo riconoscerli come nostri figli. Adottarli una decina di anni fa avrebbe significato che i nostri familiari a livello burocratico non sarebbero stati anche i loro. Invece, per noi la figura dei nonni e degli zii sono stati e sono tutt’ora fondamentali. Abbiamo prima fatto richiesta al nostro Comune di residenza, ma la proposta è stata respinta. Poi con il nostro avvocato di fiducia ci siamo rivolte al tribunale di Rimini a nostre spese e finalmente, dopo una lunga battaglia burocratica, nel 2020 siamo riuscite ad ottenere il riconoscimento. È stata una grandissima vittoria. Le spese sono state molto alte anche per riuscir a mettere su la nostra famiglia considerando il metodo Ropa, le visite, le medicine, il viaggio. Ma siamo riuscite a portare nella nostra famiglia tre splendidi bambini».Impegno per una svolta
A seguito dell’esperienza che hanno vissuto, molte coppie etero e non si sono avvicinate a loro per chiedere consigli e indicazioni su come avere figli, visto che la loro è stata la prima a rompere, una decina di anni fa, quello che in Italia è ancora un tabù. «La società è pronta per le famiglie omogenitoriale, non lo sono le leggi statali - sostengono Giada e Serena - Per noi è fondamentale portare avanti la nostra storia e appoggiare le tante coppie che per diversi motivi non riescono ad avere figli da sé. Molto importante è anche l’informazione e il farsi conoscere: anche per questo portiamo avanti sui social la nostra idea di famiglia; nascondersi porterebbe a eclissare il nostro messaggio».Testimonianza bis sabato
Sabato prossimo ci sarà un altro momento di festa al bar a Martorano, a partire dalle 16.30, quando interverranno nuovamente le due mamme; a seguire, presentazione della graphic novel “Solleone”, Drag Queen Show e Fun e musica con dj set.