Cesena: due condanne per caporalato e maxi risarcimenti
Caporalato: non c’è stata associazione a delinquere. A dover pagare sono solo gli amministratori delle società che gestivano il traffico di operai destinati alle aziende nelle campagne della Romagna. Questa in estrema sintesi la sentenza letta dopo 6 ore di camera di consiglio dal collegio guidato dalla presidente Monica Galassi, in tribunale a Forlì.
L’indagine era stata portata a termine dalla guardia di finanza nel 2017. Con blitz eseguiti anche in fatiscenti abitazioni di Borello. Gli operai, oltre al fatto di essere sottopagati (5 euro l’ora) hanno lavorato spesso senza le protezioni necessarie per tutelare la propria salute ed in ambienti molto insalubri. Alcuni per anche 5/6 anni consecutivi.
Il pubblico ministero Sara Posa al termine della propria requisitoria aveva chiesto di riconoscere per tutti gli imputati indistintamente una condanna a 5 anni e 6 mesi di reclusione.
Per i giudici invece non si è configurata l’associazione a delinquere. Degli imputati (tutti difesi dagli avvocati Alessandro Sintucci e Massimo Dal Ben) sono stati condannati dunque esclusivamente gli amministratori della Power Service: la ditta che metteva a disposizione operai agricoli alle aziende della zona che ne facessero richiesta urgente.
E. N. B., considerato amministratore di fatto della società, residente a Mercato Saraceno, è stato condannato a 4 anni di reclusione. Suo fratello H. B., residente a Cesena, era l’amministratore di diritto della società. Per lui la condanna è stata di 2 anni e 6 mesi di reclusione.
Assolti da ogni accusa R., Hamed e Hicham Boulgoute: tutti e tre residenti a Verona.
I due condannati per due anni non potranno ricevere alcun tipo di finanziamento o agevolazioni dallo Stato e dalla Unione Europea relativi al settore di attività in cui operavano: quello agricolo.
I giudici del collegio hanno anche riconosciuto delle provvisionali alle varie parti civili. Che dovranno richiedere l’intero danno patito al giudice civile. Si tratta di persone straniere di origine, molte delle quali vivono ancora in zona. Lhouciine El Arroum dovrà avere 4.300 euro dai due condannati, poi Lahcen Chadifi (20.500 euro), Abderrazak Bensimmour (4.600 euro), Hassan Adgal (2.800 euro), Abderrazak Adami (25.600 euro), Mounir Aboussad (6.500), Omar Agdal (28.300 euro), Tajidi Esaaid (1.900 euro), Kalid Es Saghraoui (3.400 euro). Abdelghani Saaidi (4.600 euro), Abdefatah El Quasimi (4.900 euro), Said Ouaacha (12.800 euro), Abdel Ilahad Sabri (11.200 euro), Naji El Garnaoui (4.900 euro), Yassine El Abyad (4.800 euro), Darif Boukhakkaouf (2.500 euro), Saad Mohamed 3.400 euro e 1.000 euro ciascuno per Hajjaji Soufiane ed Abdelhadi El Qasmi.
La Cgil che si era costituita parte civile a fianco dei lavoratori sfruttati, è stata liquidata in toto per 3.000 euro complessivi.