Cesena, cavallo morto, la replica dell'ippodromo: "Tragedia che può capitare anche agli umani"

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La morte del cavallo che sabato scorso stava correndo nell’ultima gara della serata all’insegna del trotto all’Ippodromo del Savio ha turbato anche i gestori della struttura. Si chiamano però fuori da ogni specifica responsabilità, facendo chiarezza quali sono le competenze dei diversi attori del mondo ippico. «Eventi come quello accaduto al cavallo Alleluia Lz sulla pista di Cesena sono di grande drammaticità e toccano tutti nel profondo - dicono da “ Hippogroup” - Però le società di corse sono preposte all’organizzazione delle competizioni ippiche ed alla adeguata manutenzione delle piste e delle strutture di servizio. Ogni cavallo, come ogni atleta, entra in pista sotto la responsabilità del proprio allenatore, che valuta lo stato di preparazione atletica. E in ogni caso, prima dell’ingresso in pista viene sottoposto al controllo del veterinario incaricato dal Mipaaf, il quale è legittimato ad impedire la partecipazione alla corsa nel caso ritenga non sussistano i presupposti per effettuare lo sforzo agonistico». Detto questo, in mezzo a proteste che si sono levate da alcune associazioni di amanti dei cavalli, i gestori dell’ippodromo cesenate fanno però notare che purtroppo certe fatalità fanno parte della vita: «Incidenti di questo tipo per fortuna sono rarissimi, ma capitano in tutti gli sport anche ad atleti “umani”, che a differenza dei cavalli sono in grado di esprimere il proprio stato di salute». Alleluia Lz era nato il 12 aprile 2016 e secondo la classificazione in uso nel settore ippico era un castrone baio. Il suo allevatore era la società salernitana “Valentinia Srl”, il proprietario era Simone Veneruso ed era allenato da Walter D’Ambrogio. Nonostante vantasse un record non disprezzabile (1.15) non si era ancora messo particolarmente in luce. Su 114 corse disputate, ne aveva vinta solo una, cinque volte aveva concluso la gara al secondo posto e in undici occasioni era arrivato terzo al traguardo. Questi risultati aveva fruttato un totale di premi vinti in carriera pari a 22.889 euro. Commentando la tragedia, le associazioni “Italian Horse Protection” e “Horse Angels” hanno sostenuto che le 114 corse disputate da Alleluja Lz a soli 5 anni d’età sono la spia di un iper-sfruttamento dei cavalli da corsa, che vengono fatti gareggiare troppo spesso. Il quadrupede morto a Cesena era sceso in pista 8 volte negli ultimi due mesi. In pratica, una media di circa una gara alla settimana. Da “Horse Angels” sostengono che nei Paesi più attenti alla salute degli animali sanno che è bene fare passare da due a quattro settimane tra una competizione e l’altra. Però in Italia, nonostante non siano mancate richieste in tal senso inoltrate invano al Mipaaf, non esiste un numero massimo di corse disputabili. Dipende dalle scelte di scuderia, nella speranza che siano sempre accompagnate da valutazioni fatte con responsabilità dai veterinari che si prendono cura dei cavalli.

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