Cesena, attesa e dubbi per il museo nel gruppo archeologico

«Ci auguriamo che il Museo archeologico di Cesena riapra il prima possibile, essendo chiuso dal 2018 proprio per non dimenticare il patrimonio archeologico che la nostra città possiede. E ci auguriamo che riapra con un allestimento che non preveda l’eliminazione di troppe vetrine e con un allestimento didattico che racconti il territorio. Non sono infatti i pezzi pregiati a raccontare la storia, certo questi attirano i visitatori, ma serve un museo che mostri non solo la qualità ma anche la quantità di quanto è emerso dal sottosuolo cesenate. Dalla nascita infatti del Gruppo il nostro obiettivo, oltre alla sorveglianza degli scavi, è proprio quello di valorizzare e preservare il nostro patrimonio, la storia della nostra città». Così Dimitri Degli Angeli, presidente del Gruppo archeologico cesenate “G. Albano” racconta, in vista dell’assemblea dei soci di oggi, l’attività dell’associazione culturale, formata da circa 25 volontari, che dal 1987 si prende cura dei tanti e pregiati reperti archeologici che il sottosuolo cesenate ha fatto affiorare negli anni.

Il patrimonio cesenate

Un patrimonio archeologico che oltre a vantare pezzi notevoli, come i famosi piatti missori in argento del IV secolo trovati al Garampo nel 1948, un’interessante raccolta numismatica, il Tesoretto di Case Missiroli (II-I secolo a.C.) e i mosaici rivenuti in centro storico, fra cui la pantera di via Strinati, è importante per la grande quantità di reperti che permettono di ricostruire la storia di Cesena, dall’età del Ferro fino all’età Tardoantica e Rinascimentale. Proprio questo immenso patrimonio ha fatto sì che a Cesena la Sopraintendenza ai beni archeologici negli anni ‘80-90 decidesse di creare un magazzino cittadino che raccogliesse tutto il materiale proveniente dagli scavi e lo desse in gestione, per la catalogazione, conservazione e restauro proprio al Gruppo archeologico.

Un gruppo di appassionati

«Nel 1987 il Gruppo nacque, su iniziativa di alcuni appassionati come Denis Capellini, Giorgio Albano e Mario Mercuriali, all’interno di Italia Nostra - racconta Degli Angeli -. Erano appassionati di archeologia che prestavano sorveglianza sui cantieri edili proprio nel momento di apertura di molti cantieri in centro storico quando se ne decise il recupero urbano. Erano tutti autodidatti sotto la direzione della Sopraintendenza dell’Emilia Romagna, che allora era a Bologna. Prima della creazione del magazzino a Cesena, che all’inizio era in un piccolo spazio a Porta Santi, poi all’ex Comandini e dal 2000 qui nel plesso della scuola di San Domenico, tutto quello che veniva trovato era inviato a Bologna, Parma, Ravenna o in altri magazzini della Sopraintendenza ma lontani da Cesena. Noi siamo stati infatti fra i primi in regione ad avere un magazzino cittadino. Averlo ci permette di catalogare e conservare meglio il patrimonio e ne permette lo studio non solo a studiosi locali ma anche esteri. Riceviamo infatti richieste anche da fuori, come una ragazza di Marsiglia che ha fatto uno studio sulla ceramica sigillata italica o due studiose di Venezia che hanno fatto uno studio sui vetri pubblicato persino su un catalogo del Louvre».

Il magazzino di via Parri

Dal 2000 il magazzino si trova in alcuni locali che il comune ha dato in comodato d’uso alla Sopraintendenza «ma stiamo aspettando, da quattro anni, che la convenzione venga ufficializzata. Il tutto in attesa del capannone in via Parri, sequestrato anni fa all'ndrangheta ed assegnato ad usi pubblici, metà all’Archivio storico e metà alla Sopraintendenza, che diventerà il magazzino ufficiale». In questi giorni il Gruppo ha implementato le scaffalature dell’attuale magazzino, riprogettando gli spazi di conservazione ampliandoli «con scaffalature pagate interamente dal Gruppo, che si sostiene solo grazie al 5x mille» sottolinea Degli Angeli.

In attesa del museo

La nota dolente resta il Museo archeologico, la cui chiusura e rifacimento destano disagi e perplessità tra appassionati e studiosi di archeologia. «Ad oggi tutti i reperti che erano esposti al Museo sono lì conservati, imballati e appoggiati alle vetrine smontate dai noi. Doveva essere una soluzione temporanea, per tre, quattro mesi ma dal 2018 sono ancora tutti là. L’ultimo progetto, presentato in una commissione consigliare mesi fa e che dovrebbe andare adesso a bando per l’assegnazione dei lavori, è un progetto ambizioso perché comunque lo spazio è poco, non adeguato secondo noi per un museo che dovrà ospitare un nuovo ingresso, un bookshop, laboratori, insomma tutto quello che caratterizza un museo per l’impegno economico di spesa che l’amministrazione comunale ci sta mettendo» dichiara Degli Angeli. Il Gruppo archeologico, come continua a spiegare il presidente, era infatti stato contatto per visionare, per volere della Sopraintendenza, il progetto di riqualificazione del Museo e già nella sua prima stesura aveva sollevato perplessità «perché si distrugge il percorso museale fatto dal professore Susini dell’Università di Bologna incentrato sulla storia della città. Con questo progetto si vogliono valorizzare i reperti più importanti e d’impatto sul pubblico, attraenti, ma in questo modo non si mostra la quantità di quanto il sottosuolo cesenate ha regalato. Per questo ci auguriamo che non calino le vetrine e che venga mostrata e raccontata, con un’adeguata didattica che la spieghi, la storia del territorio». In attesa che il museo riapra il Gruppo continua, in accordo con la Sopraintendenza, a organizzare giornate di apertura al pubblico del magazzino e fatte attività per mantenere alto l’interesse sul mondo dell’archeologia cesenate.

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