Cesena: appello per il palazzaccio e per chiedere fondi a Roma

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I paladini della salvaguardia, del recupero e della valorizzazione del Palazzaccio della Fiorita tornano a incalzare l’amministrazione comunale. Chiedono quali atti concreti si siano fatti per mantenere la promessa di realizzare nella prossima primavera lavori urgenti di messa in sicurezza dello storico edificio che sta andando in malora. In parallelo, sollecitano la predisposizione di un progetto all’altezza per andare a cercare in bandi che mettono a disposizione finanziamenti adeguati i fondi necessari per sistemare l’immobile e l’area attorno, destinandoli a funzioni culturali-museali e sociali.

Il comitato

Comitato per la tutela e valorizzazione dei beni e valori risorgimentali “Il Palazzaccio di Cesena” è il nome che ha scelto di darsi il gruppo di cittadini che si sta organizzando in modo sempre più strutturato, con un obiettivo preciso: diffondere la conoscenza di un luogo che rappresenta un pezzo significativo della storia nazionale e caldeggiarne la rinascita, a partire dai lavori di ristrutturazione dell’edificio. Stanno portando il loro contributo per fare decollare questo progetto, per cui potrebbero servire a occhio e croce 4-5 milioni di euro, vari appassionati e anche studiosi locali quotati. Tra di loro si possono citare Cesare Benedetti, Anna Bisulli, Claudio Riva, Daniele Vaienti, Daniele Molinari, Mario Donatelli, Tiziana Lugaresi, Paolo Poponessi, Maurizio Abati, Gianluca Battistini, Denis Parise, Antonio Dal Muto, Emanuele Ferraro, Emanuela Venturi, Franco Spazzoli, Pierpaolo Bravin, Giuliano Biguzzi e Andrea D'altri. I pannelli installati di recente nel parco per ricordare che il Palazzaccio fu il fulcro della battaglia del Monte combattuta il 20 gennaio 1832 fra le truppe austro-papaline e insorti liberali cesenati sono un primo segnale d’attenzione, ma non può bastare.

Un tesoro storico

Il comitato chiede all’amministrazione concretezza. Ricorda l’articolo 9 della Costituzione, quello che recita che «la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura» e «tutela il patrimonio storico e artistico della Nazione». Fa notare che lo studioso Tomaso Montanari, che ha scritto un intero saggio su quelle parole, ha sottolineato che i padri costituenti le scrissero per evidenziare il valore non di singole eccellenze culturali ma della rete complessiva di memorie sparse in tutta Italia, perché lì si trova l’identità culturale della nazione. In questa rete - sostengono dal comitato - rientra a pieno titolo il Palazzaccio, di cui «si attende da decenni una sistemazione». Non sono perciò più disposti ad aspettare, anche perché «c’è il rischio concreto di perdere per sempre un patrimonio importante», come dimostra il crollo già avvenuto di ampie porzioni del tetto. Non vogliono più sentire parlare di priorità e di soldi da trovare, perché fanno notare che «non si è cercato questo alibi quando si è deciso di spendere tanti milioni per rimettere a posto il Roverella o per il palazzo Tim vicino a “Le Terrazze”, solo per citare due casi. Non si può dimenticare la storia della nostra città. Il Palazzaccio è un bene dell’intera comunità cesenate, non di un partito o di chi governa. Un bene da salvaguardare e da consegnare ai posteri, perché solo in questo modo potremmo mantenere la nostra identità».

Progetto cercasi

Perciò il comitato chiede al Comune di «impegnarsi con atti concreti per chiedere al Ministero dei Beni Culturali i fondi necessari per la ristrutturazione». Tra l’altro - rivela Anna Bisulli - da Roma è giunta una risposta a una richiesta di informazioni che ha fatto agli organi competenti, che avrebbero comunicato che ci sono fondi a disposizione per quel tipo di interventi, stanziati per le annate 2020, 2021 e 2022. Però, per chiederli, serve ovviamente un progetto sulla cui base inoltrare la domanda.

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