Cesena, altri 10 anni di Hippogroup: la proposta va in Consiglio

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Impianto di illuminazione da rifare e concessione da ridiscutere, sono questi i due temi principali che affronta la delibera che il Consiglio comunale dovrà votare giovedì e che riguarda l’Ippodromo del Savio.

La struttura, di proprietà comunale, è affidata a Hippogroup cesenate, la cui concessione, stando al contratto attuale, scade il 31 dicembre 2022, con la possibilità di chiederne il rinnovo. Possibilità che Hippogroup ha deciso di sfruttare, dando anche la disponibilità a contribuire economicamente all’intervento di rinnovo dell’impianto di illuminazione con 600.000 euro su un costo stimato complessivamente di 1.650.000 euro.

Nella stessa comunicazione Hippogroup ha fatto sapere al Comune l’intenzione di chiedere il rinnovo della convenzione per altri 7 anni, e di usufruire della proroga di tre anni della convenzione attuale come prevede il decreto del 19 maggio 2020, quello relativo alle misure a sostegno degli impianti sportivi in tempo di Covid.

La delibera riporta anche l’impegno di Hippogroup a consentire l’utilizzo degli spazi dell’ippodromo a spettacoli viaggianti e circhi, ad esclusione dei luna-park e di spettacoli incompatibili con le caratteristiche strutturali dell’Ippodromo stesso. Questo utilizzo non sarà consentito, ovviamente, durante la stagione ippica (quindi da giugno a settembre) e nel mese precedente al suo inizio.

La compartecipazione alla spesa del rinnovo delle luci e la disponibilità per gli spettacoli sono i due elementi che Hippogroup ha chiesto al Comune di prendere in considerazione per ricalcolare il canone. La proposta su cui dovranno esprimersi i consiglieri è quella di portare al 31 dicembre 2032 la scadenza della concessione, di accettare la proposta di compartecipazione alla spesa per rifare le luci, e di abbassare il canone dagli attuali 60.000 euro annui, a 20.000 euro, riduzione che comporta anche una revisione della fidejussione prevista dal contratto: attualmente sono due quelle previste: una da 420.000 euro e una da 870.000 euro. La riformulazione ne prevede una sola da 740.000 euro.

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