Cesena, l'addio a Fusconi, imprenditore missionario: un albero come simbolo

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«Amava molto l’immagine di un gruppo di bambini in cerchio attorno a un grande albero, in ascolto delle parole del missionario». Ieri pomeriggio il vescovo Douglas Regattieri ha introdotto con quel ricordo il funerale di Bruno Fusconi, imprenditore e missionario laico morto sabato scorso all’età di 89 anni. Un ricordo che gli deriva anche da un viaggio che fece in Etiopia nel 2012, assieme a lui e altri cesenati. Il simbolo dell’albero è stato d’altronde messo dallo stesso defunto al centro del libro che ha scritto prima di morire, per riannodare i fili di una vita al fianco dei bisognosi. In particolare, in Africa e in America Latina, dove i semi che ha sparso hanno dato frutti, sotto forma di ospedali, scuole, chiese e altri servizi sorti in sperduti villaggi. Questa sua generosità, alimentata da una profonda fede, ha fatto da filo conduttore delle esequie svolte nella chiesa di San Domenico, riempita da circa 250 persone che volevano bene a quella persona speciale e la stimavano. Il vescovo ha testimoniato l’impegno missionario di Bruno Fusconi, ricordando che diceva: «Ho cercato di fare quello che potevo per i progetti a cui ho cercato di contribuire. Un’attività che mi gratifica e mi emoziona. Ho sempre cercato di dare un buon esempio e di essere piccolo coi piccoli. E ogni incontro fatto è stato per me motivo di riflessione e di sorpresa». Collegandosi al passo del salmo di cui è stata data lettura, che recita «e ancora avanzavo fra la folla in campi di gioia», monsignor Douglas ha evidenziato che «quando Bruno arrivava nei villaggi in Africa tante persone lo circondavano e gli facevano festa». Stessa scena - ha aggiunto don Simone Farina, direttore dell’Ufficio missionario diocesano - si ripeteva in una mezza decina di Paesi latino-americani dove Fusconi ha lasciato il segno. E ha riferito che lui pensava che «non è peccato avere denaro, ma è necessario ricordare che è bello donare». Cosa che faceva regolarmente, durante le messe, spesso celebrate in lingue che non conosceva, che lo vedevano fare offerte generose per i poveri. Quel «grande albero», tanto caro a Fusconi da diventare il titolo del libro sulla sua vita, è stato richiamato dal vescovo, affiancato tra gli altri dal missiomnario don Derno Giorgetti, dal vicario generale Piergiulio Diaco e dal parroco don Firmin, anche in riferimento all’Aldilà: «Nel viaggio verso la casa di Dio - ha detto - sarà affiancato da centinaia di bambini, lebbrosi e poveri e ora potrà riposarsi assieme a loro sotto un grande albero». Molto emozionante l’intervento di don Agostino, parroco di San Bartolo, chiesa di riferimento del defunto. Con parole quasi rotte dal pianto, il sacerdote, suo grande amico, ha confidato: «Era triste perché aveva dovuto abbandonare il Seminario per problemi di salute, ma poi ha trovato la sua vocazione: la costruzione del bene missionario, soprattutto per i lebbrosi. Dobbiamo coltivare sogni grandi: ditelo ai vostri nipoti». Da non dimenticare la dimensione lavorativa di Fusconi, che coi fratelli ha fondato un’impresa modello nel settore dei ricambi e accessori d’auto: la presenza dei dirigenti di Confcommercio al funerale è stata il segno dei suoi meriti anche in quel campo.

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