Cervia, musica troppo alta. La protesta dei clienti dei bagni

«Dalle 17 in poi viene diffusa musica a un volume talmente alto che rende impossibile ai clienti dei bagni adiacenti rimanere in spiaggia». È questa la denuncia di un turista di Bologna, Luca Fratti, sulla situazione che si ripete per la seconda estate di fila sulla spiaggia di Milano Marittima. Una battaglia, quella dell’assiduo frequentatore della riviera cervese, «dove posseggo un appartamento per le vacanze», iniziata già l’anno scorso, ma che al momento non ha sortito alcun effetto.
Come spiega Fratti, «già nel 2022 ho inviato decine di segnalazioni con l’app comuni-chiamo e una lettera al Comune per segnalare la situazione insostenibile creata da uno bagno adiacente al mio, che contravviene ogni weekend alle regole sul volume della musica. Speravo che almeno quest’anno la cosa fosse risolta e invece mi ritrovo nella stessa identica situazione, con decibel a livelli insopportabili, tanto che gli stabilimenti balneari limitrofi dalle 17 si svuotano per il rumore».
Oltre che ai gestori dell’attività in questione «per il poco rispetto nei confronti dei clienti degli altri bagni», il turista punta il dito sull’Amministrazione. «Mi chiedo come sia possibile – sottolinea – che il Comune di Cervia non ponga fine, anche con la revoca della licenza se necessario, a una situazione che danneggia enormemente soggetti economici limitrofi (hotel e stabilimenti balneari) e offre un’immagine del tutto distorta della località ai turisti. I bagni adiacenti hanno effettivamente sporto denuncia, cercando di coinvolgere l’Amministrazione: sono state somministrate multe e richiami, ma la situazione non è mai cambiata». La speranza di Fratti, quindi, è quella di ricevere una risposta e soprattutto che ci sia l’impegno del Comune per porre fine a questa situazione. «Faccio notare – termina – che ho anche valutato l’ipotesi di spostarmi come stabilimento balneare, ma la musica si sente ad alto volume fino al Mare Pineta e quindi renderebbe inutile il mio trasloco. Peraltro trovo insopportabile l’idea di dovere cambiare stabilimento che frequento da decenni per un’attività che non rispetta le regole».