Cerimonia a Sorrivoli per ricordare Gianfranco Zavalloni, il difensore dei diritti dei bambini

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Ieri nel tardo pomeriggio al Castello di Sorrivoli i suoi ex studenti e gli amici hanno posato ed inaugurato una “mattonellina” in suo ricordo. Successivamente c’è stata una mesa a suffragio nella piccola cappella interna alla corte. Sono 10 anni che Cesena, la cultura e l’istruzione sono orfane di Gianfranco Zavalloni: scomparso prematuramente nel 2012 a soli 54 anni. Zavalloni è stato il primo uomo a insegnare alla scuola dell’infanzia, dirigente scolastico molto conosciuto nel mondo scout e cattolico. Noto nel panorama internazionale per il suo libro testamento “La pedagogia della lumaca” che racchiude il suo pensiero pedagogico; ma anche per il “Manifesto dei diritti naturali di bambini e bambine” tradotto in più di 40 lingue e pubblicato nel 1994. Per 3 anni è stato in Brasile come educatore e ha raccontato dei romagnoli e dei cesenati emigrati in quel Paese per lavorare in miniera e trattati come nuovi schiavi. Uomo di pace e fautore della non violenza e dell’obiezione di coscienza, i suoi insegnamenti continuano a essere vivi grazie all’impegno del Centro di Documentazione Educativa sorto nel 1991. «Sono trascorsi 10 anni da quel 19 agosto in cui Gianfranco Zavalloni ci lasciò per sempre - racconta l’amico Daniele Gualdi, già assessore ala Cultura del Comune di Cesena - Dieci anni in cui la sua assenza è stata in parte colmata dal ricordo, dalle testimonianze di chi l’ha conosciuto, dalla diffusione della sua opera attraverso convegni, corsi di aggiornamento, tesi di laurea e dedicazione di scuole. Una comunità educativa si è ritrovata in gran parte d’Italia intorno alla sua pedagogia e al suo pensiero. Non a caso nel 2021 il Comune di Cesena gli ha conferito il Premio Malatesta Novello alla memoria. Gianfranco, amiamo ripeterlo, è stato tante cose: educatore, dirigente scolastico, ecologista, artista. Quest’ultima qualità per me è stata una autentica scoperta. Ma non una sorpresa. La sua creatività l’ho vista nascere nello scoutismo. Con le sue mani abili creava burattini per i lupetti quando insieme siamo stati capi scout. Era straordinaria la naturalezza con cui riusciva a manipolare carta, colla e colori per dare vita alle storie che volevamo rappresentare. Ma la sorpresa vera e propria fu scoprire dopo tanto tempo come quegli schizzi che si facevano sui quaderni o nelle agende durante le riunioni, per noi semplici scarabocchi, per Gianfranco invece erano l’ideazione di personaggi e figure che dopo tanti anni avrei trovato perfezionate su tele, e oggetti con la sua firma, “Gfz”». Disegni tratti dai suoi quaderni di appunti degli inizi anni ‘80 e ‘90. Che restano ad ulteriore memoria.

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