Cecchi: "La nautica da diporto può far crescere il paese ma il suo valore reale è ancora poco compreso"

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L’orgoglio di rappresentare un mondo che galoppa a dispetto di pandemie, guerre e rallentamenti economici globali. Ma anche la volontà di continuare a crescere. Il presidente di Confindustria Nautica, Saverio Cecchi, alla vigilia del Salone Nautico di Genova in programma dal 21 al 26 settembre, fissa il punto nave della nautica italiana e traccia la rotta da seguire.

L'industria della nautica in Italia continua a crescere grazie soprattutto all'export e in particolare modo al settore dei superyacht. Qual è il segreto del successo italiano?

«La nautica da diporto italiana è un’eccellenza riconosciuta a livello internazionale, ambasciatrice del made in Italy nel mondo. Design, stile e una qualità inimitabile della produzione rappresentano il primo segreto del nostro successo. I numeri parlano chiaro: siamo leader mondiali nel segmento dei superyacht con una quota di mercato della produzione mondiale superiore al 51%. Una leadership globale che ci viene riconosciuta anche nel segmento delle imbarcazioni pneumatiche e nella componentistica. Ancora una volta sono i numeri a testimoniare il successo: le previsioni per l’anno 2022, infatti, parlano di un superamento di 7 miliardi di fatturato del comparto e di un export che continua a generare numeri da record».

Come si inserisce in questo contesto il Salone di Genova?

«Il Salone Nautico Internazionale di Genova, organizzato da Confindustria Nautica è da sempre è la miglior vetrina del nostro settore. La 63a edizione, in programma dal 21 al 26 settembre, sarà caratterizzata dalla grande trasformazione della location, all’interno del progetto virtuoso del Waterfront di Levante firmato da Renzo Piano, che non rappresenta più semplicemente il luogo dove si svolge il Salone Nautico, ma sta diventando ma sta diventando una piattaforma specifica per la nautica, unica al mondo, con nuove soluzioni espositive, l’ampliamento degli spazi disponibili, nuovi servizi ai visitatori e espositori con l’obiettivo di divenire un luogo sempre più spettacolare ed emozionante.

È un percorso di innovazione e investimento che abbiamo intrapreso prima di tutti e continuato anche nel biennio avverso del Covid che ci ha portato ai risultati di oggi: 1.043 brand esposti, con un incremento del 4,5% rispetto al 2022, un totale di imbarcazioni che supera ampiamente le 1.000 unità - da 2 a 40 metri di lunghezza - con 143 posti barca in più in acqua grazie all’apertura dei nuovi canali, 184 novità in esposizione e premiere (+9,5% sul 2022)».

Quali politiche andrebbero fatte in Italia e ancora non sono state fatte per consentire un ulteriore sviluppo della nautica?

«Il Presidente del Consiglio ha detto che si deve far correre quella parte del paese che in grado di farlo crescere. Posso solo aggiungere: noi siamo quella parte. Le nostre imprese, in realtà, non hanno bisogno di particolare sostegno e dove serve la spinta del sistema pubblico per aiutare, ad esempio, le piccole aziende nell’internazionalizzazione, nella capitalizzazione o negli investimenti in macchinari e brevetti, abbiamo sempre trovato grande collaborazione in ICE, Simest, Ministero delle Imprese e del Made in Italy e Ministero degli Esteri. Il tema più in generale è quello di capire il valore reale del settore, a nostro avviso ancora poco compreso e di introdurre politiche industriali e di semplificazione amministrativa per consentirne l’ulteriore sviluppo».

Qualche esempio?

«Discorsi che facciamo da anni: semplificare ulteriormente le procedure della bandiera italiana, perché altrimenti viene favorita l’iscrizione - e il pagamento dell’IVA - negli altri Paesi UE; razionalizzazione e commisurazione dei controlli in mare a sostegno del dispiegamento delle forze dell’ordine in quelle zone del paese che, come la cronaca ci insegna, hanno particolarmente bisogno di legalità e sicurezza; coordinamento tra dicasteri per i dragaggi dei porti; scivoli pubblici per la nautica sociale ecc.»

Quanto supporto allo sviluppo della nautica arriva dai porti turistici italiani? Ritiene che la rete esistente sia sufficiente?

«Il porto turistico è l’indispensabile rete infrastrutturale e di servizi. Come per i distributori di carburanti in autostrada, ce ne vuole un certo numero adeguatamente distanziati. La rete italiana è di base buona, con la necessità di completare in alcune aree del Paese e, soprattutto, rinnovarla. Ma chi farà gli investimenti? Lo chiedo, a cominciare dal governo, perché in Italia si è scelto di far fare i porti e gli approdi turistici ai privati, a differenza di altri stati dove sono interamente realizzati con soldi pubblici. Dunque, quegli investimenti e soprattutto i prossimi devono essere remunerativi. Stabilire - gravissimo, forse un dei pochi errori del Governo Draghi - che ai porti turistici si applicano le stesse regole delle spiagge, disconoscendo una normativa specifica di settore peraltro molto avanzata, non è la strada migliore per attirare investimenti».

In ambito politico ed economico si fa largo sempre più la tematica dell'ambiente. Quanta strada si può ancora percorrere in questa direzione? Non c'è il rischio di tanti bruschi stop a causa dei costi elevati necessari alla transizione?

«La sostenibilità non è un’opzione, ma un tema assolutamente centrale di dibattito e di intervento che vede Confindustria Nautica e il Salone Nautico Internazionale di Genova protagonisti del confronto sulla transizione energetica a livello internazionale. Voglio fare una premessa su questo tema: lo yachting ha impatto ambientale minimo a livello mondiale, lo 0,06% secondo i dati ufficiali dell’IMO (International Maritime Organization) che ha comunque stabilito la data del 2050 per il raggiungimento dell’obiettivo della neutralità energetica da parte delle aziende di settore. Noi siamo comunque impegnati per abbattere anche queste emissioni, nella logica che ciascuno faccia la sua parte.

Detto questo, Il Comitato di sostenibilità dell’Associazione di Categoria è attivo già da due anni, guida il confronto interno tra i rappresentanti delle aziende associate e partecipa ai tavoli di lavoro internazionali. Un impegno concreto che ha visto lo scorso 30 giugno, Confindustria Nautica organizzare a Genova la prima edizione del Word Yachting Sustainability Forum in partnership con International Boat Industry (IBI), la più importante piattaforma di marketing Intelligence di settore al mondo e con il contributo di McKinsey & Company, dando vita a un dibattito internazionale per capire quale sia la traiettoria dell'innovazione nella nautica da diporto. Un confronto di fondamentale importanza che ha visto la partecipazione di relatori provenienti dal mondo dello shipping, dell’automotive e di altri settori industriali per condividere le diverse esperienze e lo stato dell’arte delle rispettive scelte.

Il progetto del World Yachting Sustainability Forum trova un seguito naturale al 63° Salone Nautico Internazionale di Genova con la sua seconda edizione, ancora in collaborazione con International Boat Industry (IBI), nell’ambito del palinsesto dei convegni Forum23, diventando così ufficialmente il punto di riferimento e confronto per la nautica da diporto»

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