Caro bollette e stufe in casa: "Mai tanti intossicati da monossido a Ravenna"

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Sono già venti i pazienti intossicati dal monossido di carbonio che sono dovuti ricorrere alle cure specialistiche fornite dal Centro Iperbarico di Ravenna. Si tratta di un numero elevatissimo se confrontato con lo stesso periodo dell’anno scorso, quando i casi erano stati solo quattro. La situazione impone una riflessione per una stagione invernale che si presenta ricca di insidie e dove i costi alle stelle del gas rappresentano un problema per tante famiglie. È probabile che accanto a forme di riscaldamento ben collaudate ma molto energivore, in tanti facciano ricorso a stufe e impianti che permettano di risparmiare.

Piergiorgio Marotti, dirigente del Centro Iperbarico, si mostra preoccupato: «Non avevamo mai registrato numeri simili, siamo di fronte a un aumento del 500% – commenta -. L’innalzamento dei casi è coinciso con l’abbassamento delle temperature; la necessità di scaldare gli ambienti ha spinto le persone ad avviare i sistemi di riscaldamento, ma evidentemente qualcosa non va. Abbiamo accolto pazienti non solo del territorio di Ravenna. Alcuni di questi sono arrivati in condizioni molto critiche, erano intubati».

Marotti spiega che i pazienti giunti al centro iperbarico, una vera eccellenza e punto di riferimento regionale, sono di diverse età e nazionalità: «Il problema interessa tutti, giovani e anziani – dice -. Recentemente abbiamo trattato un pensionato che per fortuna è stata soccorso con tempestività da uno dei suoi figli, che si è reso conto dell’intossicazione. Di fronte a tanti episodi in pochi giorni vogliamo rinnovare l’appello alla massima attenzione. Gli impianti di riscaldamento vanno controllati e fatti visionare da professionisti, non bisogna affidarsi a soluzioni fai da te che poi possono rappresentare un pericolo per la salute delle persone. Non vorrei che con la crisi energetica e l’innalzamento dei costi, le persone si affidassero a soluzioni poco sicure».

In caso di intossicazione, il centro Iperbarico di Ravenna è un alleato fondamentale per affrontare l’emergenza: «I pazienti vengono sottoposti a una o due sedute in giorni diversi, della durata di circa due ore ciascuna, con ossigeno puro al 100% - spiega Marotti -. Viene inalato a 2,8 atmosfere. I primi benefici si colgono già dopo mezz’ora. L’ossigeno puro svolge, infatti, un ruolo preziosissimo per ripulire il sangue e liberarlo dal monossido inalato. L’intossicazione può portare a conseguenze molto serie, in alcuni casi, quando non si riesce a intervenire in tempo, possono esserci danni permanenti a livello celebrale».

Un veleno pericoloso

Un veleno pericoloso e insidioso, per come sappia non far riconoscere il proprio arrivo, se non con sintomi all’inizio lievi e comunque generici. Le conseguenze però sono gravi, fino ad essere letali.

Il monossido di carbonio (CO), è inodore, insapore, e risulta la causa più frequente di morte da avvelenamento: «Si lega in maniera molto forte con l’emoglobina», spiega Venerino Poletti, pneumologo e professore all’Unibo nel Dipartimento di Medicina Specialistica, Diagnostica e Sperimentale. Il legame con l’emoglobina «impedisce il normale afflusso dell’ossigeno agli organi e ai tessuti», aggiunge Poletti.

I sintomi riscontrabili su chi viene esposto al monossido di carbonio sono «mal di testa, debolezza, nausea e vomito – prosegue il medico ravennate -. Con un’esposizione prolungata giunge il coma e, quando la concentrazione di monossido di carbonio arriva ad una percentuale superiore al 60 per cento, sopraggiunge la morte». La natura ingannevole del veleno si riscontra anche sull’effetto visivo rilevato sui tessuti: «La colorazione della pelle e delle mucose assume un colore rosso ciliegia, non bluastro perché il soggetto colpito non diventa cianotico. È pertanto un tipo di avvelenamento, anche per questo motivo, difficile da individuare».

Per questo è così importante controllare gli impianti di combustione, affinché sia certo che questi brucino in maniera efficiente e garantiscano un corretto tiraggio. In ballo c’è la vita.

 

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