Calcio C, Rimini: la solita estate tra cessioni e cordate

Un’estate senza il tormentone “cordata” era auspicabile e tutto sommato possibile dopo due stagioni relativamente tranquille su questo fronte. In casa Rimini Fc si ipotizzava una di quelle estati che partono con il mercato fatto per tempo e si concludono con il ritiro e le amichevoli. Invece quest’anno siamo tornati alle vecchie care abitudini delle trattative, delle cordate, delle due diligence, di tutti quei termini che hanno fatto la storia recente del Rimini.
Il Rimini è prossimo ad essere ceduto al gruppo che fa capo all’imprenditore Stefano Petracca, direttamente o indirettamente, anche se il ventaglio delle opportunità di vendita non esclude altri soggetti. I rumors parlano di trattativa ben avviata, ma non ancora chiusa. Va atteso il 20 giugno, termine per un’iscrizione alla Serie C che non è in discussione. Ieri, intanto, il club ha provveduto ad inviare alla Commissione criteri infrastrutturali e sportivi organizzativi la documentazione relativa alle scadenze del 15 e 16 giugno.
Il tormentone “cordata” è una classica delle estati riminesi dopo la lunga fase di stabilità coincisa con la presidenza Bellavista. Dopo l’era Cocif, il Rimini è passato da varie condizioni di disagio, dalla mancata iscrizione al fallimento, al limite le trattative per la cessione rappresentano un fatto accettabile. Due le ripartenze “no look” con la richiesta di una categoria da parte dell’amministrazione comunale come garante, una con la presidenza di Biagio Amati e relativa ripartenza dalla Serie D, l’altra con Giorgio Grassi al timone con lo start in Eccellenza. In entrambi i casi sullo slancio della ripartenza si è approdati in Serie C, ma in questa categoria sono iniziati storicamente tutti i guai per la società. Nella prima Serie C, malgrado una miracolosa salvezza targata Leonardo Acori, è arrivato il fallimento con Fabrizio De Meis al comando. Nella seconda Serie C ci si è messo il Covid a decretare la retrocessione del Rimini di Grassi.
La collezione primavera-estate delle cordate e gruppi vari ha avuto la sua massima espressione nel 2016 quando ci fu una vera e propria sfilata di presunti compratori, dallo sceicco arabo al re dei telefonini, passando per Dubai e le Marche. Rimini negli ultimi anni ha vissuto più o meno come nel 476 dopo Cristo, quando con la caduta dell’Impero Romano una settimana dopo l’altra si sono visti Ostrogoti, Visigoti, Celti, Bizantini e Longobardi. Va anche detto che alla debolezza si aggiunge la sfortuna, visto che chi aveva la responsabilità del comando ha dovuto fronteggiare crisi drammatiche come il crack Lehman Brothers, che ha paralizzato l’immobiliare, la morte di un ragazzo in discoteca che ha messo in crisi un imprenditore come De Meis, oppure il Covid che ha decretato a tavolino la retrocessione malgrado mancassero 10 giornate al termine. Tutti fatti che hanno inciso direttamente sul core business dei titolari di turno. Ora non rimane che aspettare e cercare di capire chi sarà il prossimo conquistatore. Magari rimane Alfredo Rota e sarebbe una bella notizia.
Intanto passano i giorni e il sogno di quella gestione programmata e ordinata di una squadra, impostata magari più sui giovani per il momento appare una chimera.