Cosa è cambiato in un anno? Semplice. Dodici mesi fa il Cesena subì tremendamente lo stadio, mentre mercoledì sera il Manuzzi è stato letteralmente cavalcato da una squadra che a un certo punto ha deciso di non far segnare il Vicenza e infatti il Vicenza non ha segnato. Poi si può discutere sul peso e il valore delle due rose, ci mancherebbe. Il Cesena eliminato un anno fa costava decisamente meno del Cesena di oggi, però anche il Monopoli di un anno fa valeva decisamente meno del Vicenza di oggi. Insomma, il passaggio del turno e l’approdo in semifinale è il coronamento di 180 minuti interpretati magistralmente dagli uomini di Toscano, che dentro alle due partite hanno spesso sofferto (ma come si fa a non soffrire contro certi mammasantissima del Vicenza?), ma che allo stesso tempo hanno costruito molto più dei biancorossi, liberando sei volte un proprio giocatore davanti al portiere avversario, contro le tre volte (stando larghissimi) del Vicenza.
Il muro bianconero
Ancora una volta il Cesena ha ottenuto il risultato che voleva (si scrive pareggio, ma si pronuncia vittoria) senza nessuna parata del proprio portiere. In 180 minuti Tozzo è stato salvato due volte dal palo, ma nelle uscite ha viaggiato a medie altissime trasmettendo una sicurezza che da queste parti non si vedeva dai tempi di Gomis, il miglior controllore del traffico aereo dell’ultimo decennio sui cieli del Manuzzi. Pali a parte, Tozzo non ha mai parato per due semplici motivi: il Vicenza è stato talvolta impreciso (vedi Stoppa al 51’ della gara di andata), ma soprattutto ha sbattuto contro il monolite bianconero. Ciofi, Prestia e Silvestri sono state le fondamenta di questa qualificazione, lasciando a dieta un attacco da 64 gol in 38 giornate, capace di segnare sempre anche nelle due gare play-off precedenti alla sfida con il Cesena e praticamente in tutte le partite (tranne una) di Coppa Italia di C, vinta in finale contro la Juventus Next Gen. Il Cesena ha rimbalzato via capocannoniere e vicecapocannoniere del Girone B di un anno fa (Rolfini e Ferrari) e la sontuosa batteria di trequartisti del Vicenza, senza dimenticare due specialisti del tiro da fuori e dei calci piazzati come Jimenez e Ronaldo. Il sistema di gioco di 19 anni fa era diverso, ma il tridente difensivo Ciofi-Prestia-Silvestri è una specie di reincarnazione del tandem Peccarisi-Bocchini, i due leader difensivi dell’ultimo Cesena capace di vincere i play-off di Serie C con Fabrizio Castori in panchina. Il secondo tempo dei “cugini di Romagna” è stato l’esempio di cosa possa servire in una doppia sfida play-off, un lungo campionario di malizie e marcature rigidissime che hanno lasciato le briciole a Ferrari e soci. Non a caso le uniche due occasioni avute dal Vicenza sono arrivate quando il panzer di Rosario ha approfittato di un’uscita alta di Prestia dopo un calcio d’angolo a favore del Cesena al 49’ (controllo sbagliato a due passi da Tozzo) e quando lo stesso centravanti si è messo in proprio al 95’, rientrando sulla trequarti e inventando una fiondata al volo uscita di poco alla sinistra del numero 1 del Cavalluccio.
Due nei: i gialli e i gol falliti
Dentro al mastice difensivo e a una cerniera perfetta nella ripresa (Brambilla e soprattutto De Rose da manuale), con i commoventi Adamo e Mercadante a non sbagliare mezza diagonale, spiccano solo due nei. Il primo: due terzi della difesa sono in diffida e soprattutto il giallo veniale sventolato in faccia dall’inadeguato Bonacina a Ciofi grida vendetta, mentre era legittimo quello per Silvestri. Il secondo: non è possibile sbagliare così tanto davanti al portiere avversario. Grazie al vantaggio del piazzamento in campionato, alla fine gli errori non hanno pesato. Ma da domenica la classifica non conterà più niente e non sarà più possibile sbagliare così tanto all’interno dell’area avversaria.