Il doppio ko rimediato dal Rimini in questo avvio di campionato ha la stessa medaglia (2-1) ma due facce decisamente diverse. E’ vero che in classifica resta scolpito lo zero alla voce punti, ma sono stati gettati i primi mattoncini importanti nella costruzione di un palazzo progettato decisamente in ritardo.
La crescita difensiva
Il dato più incoraggiante rispetto al debutto contro l’Arezzo è la crescita dal punto di vista difensivo. Quando si parla di difesa entra in ballo un meccanismo che parte ovviamente dall’attacco ma indubbiamente ha i suoi attori principali nei difensori e nel portiere. Da questo punto di vista il vernissage aveva spaventato un po’ tutti perché l’Arezzo al Neri aveva messo sotto la squadra di Raimondi a partire dal possesso palla, soprattutto nel primo tempo. Poi Gucci ha sbloccato lo 0-0 a pochi istanti dal riposo, peraltro con un gol evitabile, ma i toscani hanno meritato e nello score finale il bilancio racconta di 18 tiri per la squadra di Indiani, che ha peccato tantissimo in concretezza in quanto solo 5 sono stati quelli nello specchio con due reti (anche il bis di Iori al 53’ nato da errori multipli) e un paio di parate interessanti di Colombo.
Qualcosa da salvare c’è stato al debutto? Indubbiamente sì e va registrato dopo il passaggio al 5-3-2. Il Rimini ha irrobustito la difesa con tre colossi (Gorelli, Pietrangeli e Gigli) con sugli esterni gli anelli deboli: Bouabre e Acampa, che hanno poi preso coraggio dopo il gol di Cherubini ma più che altro dopo le sostituzioni di Gucci e di Pattarello. Un Rimini che non ha entusiasmato e ha faticato tremendamente a costruire gioco ma poi ha sofferto decisamente meno le iniziative ospiti mentre Morra ha avuto due colpi per il possibile pari, accarezzando anche il palo.
Qualcosa si muove
Se la prima partita ha allarmato tutta la piazza (o quasi), la trasferta di Sassari ha spento un pochino l’incendio perché il Rimini ha disputato un incoraggiante primo tempo, proponendo calcio senza paura sbloccando l’incontro con Gigli e sfiorando lo 0-2 con Tofanari (che errore) prima del rigore realizzato da Diakité. Nel complesso, fino al gol del 2-1, i biancorossi sono riusciti a stoppare sul nascere ogni giocata di una deludente Torres ma indubbiamente il 3-5-1-1 (o 5-3-1-1) ha dato solidità: questa volta Gorelli ha avuto la meglio su Pietrangeli nei ballottaggi e Tofanari è stato rispolverato per andare a fare il braccetto di destra con Rosini e Semeraro esterni. Sicuramente la presenza in campo dell’ex Ancona, anche in prospettiva, può dare buoni frutti perché ha un piede più educato di Pietrangeli in costruzione ma se il “manovale” romano è in condizione (una giornata no può capitare) è impossibile da tenere in panchina. Quindi verrebbe più logico pensare all’utilizzo di Tofanari nel ruolo di esterno, anche se si perderebbe un under, però Gorelli al centro in queste prime due giornate non ha convinto del tutto. Resta un fatto incontrovertibile: con la difesa a tre il Rimini in Sardegna ha concesso appena 2 tiri in porta (quattro complessivi) e il “povero” Colombo per due volte si è dovuto inchinare a Diakité. Sembra incredibile quanto sia stata cinica la squadra di Greco. Anche quando nella ripresa il Rimini si è abbassato è riuscito a non concedere nulla alla Torres se non il cross a Liviero che ha portato al bellissimo gol di Diakité. Gigli, oltre ad aver realizzato il gol dello 0-1, ha mostrato una crescita importante, da capitano in tutti i sensi: la stanchezza ha fatto propendere Raimondi per la discutibile sostituzione con Stanga, cambio che il Rimini ha pagato a caro prezzo. Anche se il cammino è ancora lunghissimo, i passi avanti ci sono stati anche sull’altro lato del campo, con il numero di tiri più che raddoppiato: 4 complessivo contro l’Arezzo (2 nello specchio) e 10 contro la Torres (4 nello specchio). Dati incoraggianti da cui ripartire domani contro la Juve Next Gen.