Bucci e Sgrosso a Russi con "Risate di gioia"
Ruba il titolo a un film di Monicelli del 1960, che forse oramai in pochi ricordano, lo spettacolo in scena questa sera al teatro Comunale: “Risate di gioia”, protagonisti Totò e Anna Magnani, nel ruolo di due comparse, due “generici” scalognati, nel teatro di varietà come nella vita, capaci però fino all’ultimo di fantasticare su un futuro di successo e di gloria, capaci di entusiasmarsi per cose da niente…
Questa sera Elena Bucci e Marco Sgrosso tornano ancora una volta in scena con un lavoro (di cui firmano drammaturgia, scene, costumi e regia) in cui indagare la storia del teatro e del mestiere dell’attore. Come con gli spettacoli dedicati, tra gli altri, ai Comici Gelosi, Eleonora Duse, Laura Betti e Pasolini… volgono lo sguardo agli attori del passato, ma anche alla propria stessa storia: in fondo il teatro impolverato e dismesso in cui si ritrovano i due protagonisti di “Risate di gioia” non può che far pensare allo stesso teatro di Russi quando trent’anni fa proprio Le belle bandiere lo riscoprirono innescando il percorso che portò poi al suo recupero.
Bucci, perché questa attenzione tenace verso il passato? Perché ostinarsi a cercare di trattenere la storia di un’arte, quella teatrale, di per se stessa effimera?
«Forse proprio per questo. Perché viene raccontata pochissimo. E perché pensiamo che per il pubblico una maggior consapevolezza di ciò che è stato possa arricchire il piacere dell’esperienza teatrale. Come con tutte le arti, dalla pittura al cinema, conoscerle meglio significa viverle con un altro incanto e saper muoversi nel passato amplifica la percezione del presente».A proposito di Risate di gioia, chi sono i protagonisti che in scena inseguono i propri ricordi?
«Sembrano personaggi senza fortuna, senza futuro, ma vivendoli “da dentro” nella tessitura di alti e bassi delle loro vite si coglie la forza della loro passione per il teatro, quegli scoppi di entusiasmo e di gioia che solo una passione vera può scatenare. Penso alla scena finale del film, quando lei esce da Regina Coeli e di nuovo insieme pensano di ripartire verso il successo, con una fiducia disarmante… è poesia assoluta. Ed è vero, guardano al passato, sono curiosi e come invasi dal passato e dagli artisti che li hanno preceduti, ma i loro sguardi sono sempre rivolti anche al futuro, alla speranza».Qual è il messaggio che i tanti artisti del passato evocati in questo lavoro possono trasmettere agli spettatori di oggi?
«Il coraggio! Sono vite coraggiose le loro, vite di eroi, capaci spesso di andare con fiducia verso una sconfitta certa, lanciando uno sberleffo alla morte, ai fascismi, alla paura… Poi ci parlano di qualcosa che stiamo perdendo: la relazione diretta tra il talento e la possibilità di esprimerlo, la voglia di cercarlo. Quel talento e quella bellezza che non sappiamo mai dove siano e che dobbiamo sempre cercare. Perché l’arte si nasconde dove non puoi sapere, allora bisogna studiare e ascoltare, preparare il terreno perché si manifesti, eppoi quando questo accade coglierla, con rinnovata curiosità e senza la presunzione di poterla controllare».Lo spettacolo inizia alle 20.45.
Info: 0544 587641
ater.emr.it, comune.russi.ra.it