Btp decennali anti-crisi, il consulente di Rimini: "Il governo ha accolto la mia proposta"

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Nasce a Rimini la ricetta dei Btp decennali anti-crisi. Arriva, poi, in commissione Finanze per la verifica d’efficacia. E approda, infine, alla Camera dei Deputati per l’approvazione definitiva. Tutto in un mese e mezzo. Il tempo necessario affinché Massimiliano Miletti, consulente economico riminese con studio a Pesaro, ricevesse l’incarico da Conflavoro, elaborasse una proposta ad hoc, e la consegnasse al governo per sbloccare la montagna di crediti incagliati del Superbonus 110.

Miletti, le imprese edili italiane la devono ringraziare?

«Io faccio il mio lavoro. Ho ricevuto l’incarico dal presidente Roberto Capobianco quando il governo Meloni, il 16 febbraio, varò il decreto che andava a cancellare definitivamente il superbonus 110, e quando cominciò a prendere corpo l’ipotesi alternativa del modello F24. Operazione, questa, troppo dispendiosa per le casse dello Stato e, quindi, di improbabile approvazione».

Allora?

«A quel punto ho pensato ad uno scambio: crediti fiscali per Btp poliennali. Dove i soggetti interessati fossero le imprese e lo Stato. In sostanza le aziende avrebbero potuto trasformare in buoni decennali del tesoro i crediti del 110. Buoni che avrebbero determinato una patrimonializzazione dell’impresa e, di conseguenza, una garanzia per le banche nella concessione della liquidità necessaria per la ripresa di quei lavori di miglioramento energetico degli edifici, bloccati».

Ma la Camera ha approvato un testo che concede agli istituti di credito la possibilità di scambiare i crediti fiscali coi Btp.

«Certo. Per una questione tecnica si è preferita questa seconda strada. Che, di fatto, garantisce ancora di più le imprese. Le banche, infatti, avendo come soggetto diretto lo Stato, potrebbero trattare, in fase di acquisto dei crediti, con le imprese, sì uno sconto, ma non superiore ad un 10-15%: insomma anziché al 110, comprerebbero i creduti al 95%. E vi dico questo: solo la Conflavoro rappresenta 9800 imprese italiane che in pancia hanno ancora 2500 miliardi di crediti del superbonus da utilizzare».

Miletti, ci sono, però, tante imprese che non hanno retto al blocco dei crediti e sono prossime al fallimento: ha una ricetta anche per loro?

«In questo caso si dovrebbe lavorare ad un’operazione “cuscinetto” e agire attraverso la legge sul sovraindebitamento, così come avviene per le start up innovative».

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