«Se oggi discriminazioni e violenze nei confronti di gay e lesbiche sono più evidenti è perché i ragazzi e le ragazze sono più coscienti e consapevoli. E denunciano tranquillamente i fatti sui social. Al contrario di decenni fa quando il fenomeno restava sommerso, nascosto». Mara Bruschi, presidentessa Agedo, associazione di genitori, parenti e amici di persone omosessuali, con sede a San Mauro Pascoli, è una mamma con un figlio «normalissimo, ma dall’orientamento sessuale diverso dalla maggioranza degli altri ragazzi». Perché a lui piacciono gli altri uomini.
Bruschi, come reagì quando suo figlio fece coming out?
«Era il 2004, lui aveva 24 anni. Quando me lo disse io reagii male, avevo pochi elementi di conoscenza rispetto ad oggi. Addirittura lo portai da uno psicoterapeuta, una visita che mi illuminò e mi spalanco un mondo. Il dottore, infatti, mi disse con estrema tranquillità: signora, un percorso psicologico potrei aprirlo, certo, ma con lei e suo marito, non certo con suo figlio, che sta benissimo ed è profondamente libero e cosciente. Lì capii che dovevo cominciare ad informarmi, perché la conoscenza è importantissima, fondamentale»
Diciamola, allora, questa parola: ignoranza. Quanta ce n’è in giro, ancora oggi?
«Tanta, ed è questo che spinge molte persone, non solo giovani, ma anche adulte, a discriminare gli altri. Quelli, ad esempio, con un orientamento sessuale diverso dalla maggioranza. E se molti ragazzi e ragazze, ancora adesso, non escono allo scoperto è perché percepiscono che, non solo la società, ma anche la propria famiglia non sarebbe in grado di accettarli. E’, così, purtroppo. Ancora oggi. Nel 2022».
Cosa raccontano i ragazzi o le famiglie quando si rivolgono a voi?
«Si aprono, come fosse uno sfogo. E a quel punto dicono tutto. Raccontano che la vera violenza, oltre che fisica, è quella psicologica. Ripetuta. Tipo l’offesa continua da parte di un vicino di casa, del gruppo amicale che si frequenta. O, ad esempio a scuola, dei compagni o delle compagne. Magari quando non ci sono i professori presenti, nello spogliatoio della palestra durante le ore di educazione fisica. Violenza che queste giovani vittime preferiscono non denunciare, nemmeno ai genitori, per paura di eventuali ritorsioni da parte degli stessi bulli».
Presidente, quando sente certa politica affermare concetti di forte chiusura nei confronti nel mondo omosessuale cosa pensa?
«Penso che questa politica debba vergognarsi. E anche molto. Non posso pensare che mio figlio, e tanti altri ragazzi e ragazze come lui, siano costretti a vivere in un Paese dove i diritti delle persone con un orientamento sessuale diverso dalla maggioranza vengano negati. Non è giusto. Non è democratico. L’Italia è un Paese civile, moderno, europeo, occidentale. E tale deve restare. Guai se permettessimo a chiunque di riportarci a periodi bui e profondamente reazionari, oltre che illiberali, della nostra storia passata».
Bruschi, che ne pensa dell’adozione aperta anche alle coppie gay?
«Penso che sia una cosa giusta. Ma le rispondo con una domanda provocatoria. E lei cosa ne pensa di tutto quello che accade all’interno delle coppie etero? Di tutte queste donne uccise davanti ai propri figli dai propri mariti? Sa che le dico, conoscendo la sensibilità che hanno questi ragazzi e ragazze omosessuali penso che siano davvero degli ottimi genitori. E poi meglio un bambino, che riceve l’amore dei genitori adottivi, di qualsiasi orientamento sessuale siano, che un bambino privo di affetti e chiuso in una comunità».