Brisighella, via ai lavori per mettere in sicurezza la chiesa a rischio di crollo

Per consentire l’apertura del cantiere alla Collegiata di San Michele è in vigore fino al 27 gennaio, e comunque fino al termine dei lavori, un’ordinanza di modifiche alla viabilità in parte di corso Baccarini e in piazza Carducci. In pratica non si può parcheggiare per lasciare spazio a mezzi e operatori. Il cantiere è quello che la diocesi di Faenza e Modigliana ha assegnato per completare un’importante fase del ripristino della chiesa, chiusa a causa di cedimenti strutturali che ne hanno messo a rischio la stabilità e la sicurezza.

Prima della fase emergenziale, scattata nell’agosto scorso quando si allargarono e si estesero le fessurazioni esistenti, già da febbraio 2022, con la nomina di don Michele Morandi ad amministratore parrocchiale, furono coinvolti lo studio Magaze, l’ing. Marco Peroni e il geologo Stefano Marabini per una valutazione sullo stato delle sacrestie ed un'ulteriore valutazione sulla chiesa di San Michele Arcangelo, dei suoi corpi minori e del complesso della Collegiata di via Fossa. Questi studi hanno confermato che la causa dei dissesti è correlata alle caratteristiche del sottosuolo, costituito da terreni argillosi, asciutti e tendenzialmente consolidati.

«Attualmente – afferma don Michele Morandi – si sta procedendo a riparare quanto emerso da quegli studi e da ulteriori verifiche, ovvero alla demolizione dei corpi in pericolo di crollo: locali ad uso sacrestia e depositi, ambienti danneggiati che non potevano essere recuperati a ridosso del corpo centrale. Demolizioni necessarie anche per operare successivamente sulla chiesa».
Nello specifico: «È questa una fase che durerà poco, dopodiché ma non immediatamente ci saranno da attivare i lavori per stabilizzare l’intera struttura. La Soprintendenza autorizza a procedere per step dando di volta in volta il suo parere. La chiesa sarà riaperta solo al completamento di tutte le operazioni: ci vorranno quindi mesi e molto dipenderà dai tempi tecnici della Soprintendenza, il ripristino ai fedeli è subordinato a tale variabile».

C’è da dire che alcuni interventi di messa in sicurezza sono già stati effettuati a titolo emergenziale, come al tetto per esempio.
La necessità di una ristrutturazione si era palesata da tempo e la Diocesi stava effettuando verifiche quando l’ampliamento delle fessurazioni nell’estate scorsa e i sopralluoghi di tecnici ne stabilivano il rischio di crollo e la conseguente chiusura.

Si sperava di fare rientrare la ristrutturazione all’interno del bando Pnrr, che era stato messo a punto in precedenza, ma che poi non è andato a buon fine, similmente a quanto avvenuto per il Santuario del Monticino, anch’esso chiuso per una frana.
«Per quest’ultimo non vi sono novità – dice don Morandi – se non il procedere di approfondimenti per preparazione di un progetto». Un progetto che possa avere successo inserito anche in finanziamenti per le chiese rurali.

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