Brisighella, allarme peste suina: forti preoccupazioni
Anche i sindaci di Brisighella e Casola Valsenio hanno partecipato alla prova di ricerca di carcasse di cinghiale organizzata a Zattaglia con l’obiettivo di mettere a punto un protocollo operativo a contrasto della diffusione della peste suina africana.
La malattia, che colpisce esclusivamente gli animali appartenenti alla famiglia dei suidi, è stata finora rintracciata in Piemonte e Liguria, ma l’autorità sanitaria locale intende monitorare con cura la situazione sul territorio: la peste risulta mortale per i cinghiali e, qualora dovesse diffondersi in maniera incontrollata, i danni economici per la filiera suinicola sarebbero notevoli.
Un’urgenza che si fa pressante proprio mentre sono in notevole aumento gli avvistamenti di cinghiali che, lasciati boschi e montagne, si spingono fino alle soglie delle aree urbane.
L’operazione di ricerca è stata coordinata da Ausl, Regione, Polizia provinciale e carabinieri forestali e ha visto la partecipazione di 120 cacciatori, divisi in 14 squadre.
Al termine della mattinata il bilancio è stato di una carcassa di cinghiale rinvenuta: a compiere il ritrovamento una squadra, formata da sei uomini, di cui faceva parte anche il primo cittadino del borgo dei tre colli, Massimiliano Pederzoli, che ha così messo a frutto la propria esperienza venatoria. «Si trattava di un esemplare giovane di circa 15 chili – spiega Pederzoli – che abbiamo trovato nei pressi della Sintria. Un ristoratore del posto mi ha riferito di avere avvistato nei giorni scorsi un gruppo da 18 cinghiali».
Il corpo dell’animale è stato sottoposto a campionamento e nel giro di alcuni giorni sarà disponibile l’esito del test effettuato per la ricerca del virus.
Nonostante sul territorio non siano stati ancora registrati casi come in Piemonte e Liguria, Pederzoli mette in guardia dai rischi che si potrebbero correre: «Le aree in cui si riscontra la presenza della peste suina vengono dichiarate zone rosse, inaccessibili anche per semplici attività di trekking, e diventano oggetto di ricognizioni permanenti – afferma –. Il rischio maggiore naturalmente è per i possibili risvolti occupazionali».
Ad essere minacciati nel Brisighellese sarebbero soprattutto gli allevamenti di mora romagnola, antica razza suina tipica del territorio. Ma in generale un’espansione del virus nella nostra regione porterebbe a gravi conseguenze per un comparto particolarmente sviluppato, specie nelle provincie emiliane, come quello della produzione di salumi.