Branciaroli e Orsini, due amici permalosi al teatro Bonci

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L’overdose di parole rovesciate senza troppo pensare, enfatizzate da media e social, procurano a volte sentimenti di offesa. Così pure parole più sottili, fugaci, fra esclamazioni e pause, possono compromettere rapporti umani. È quanto racconta Nathalie Sarraute (1900-1999) scrittrice francese di origine russa, nel suo “Pour un oui ou pour un non” (1982), “Per un sì o per un no”, in scena stasera e domani al Bonci di Cesena alle 21. È una bella occasione per il teatro cesenate ritrovare sullo stesso palco due grandi attori quali Umberto Orsini (1934) e Franco Branciaroli (1947), in un testo raffinato dove la capacità interpretativa è fondamentale. La traduzione dal francese è di Pier Luigi Pizzi (1930) famoso regista, scenografo e costumista che in questo caso ha curato l’allestimento completo.

Orsini, qual è stata la genesi di questo testo particolare?

«Lo conoscevo da quando era andato in scena a Parigi, nel 1982; fu proprio Pizzi, che abitava allora nella capitale francese, a segnalarmelo: “Ho visto un testo molto bello, interessante”. Per molti anni però non ho avuto il coraggio di farlo perché, mi dicevo, non succede nulla, mentreil pubblico vuole delle cose».

Poi è arrivata la pandemia.

«È così; e nel post pandemia ho capito che era il momento di tirar fuori un testo così. Perché la gente non va a teatro spassionatamente come prima, deve prendere una decisione, un po’ come quando va in chiesa. Deve mettersi la mascherina, così come deve farsi il segno della croce. C’è un rito da recuperare e per farlo bisogna dare della qualità e fregarsene di come andrà col pubblico. Ho così interpellato Franco Branciaroli con il quale avevamo in progetto di riunirci. Con Pizzi ci conosciamo da sessant’ani, dai tempi della “Compagnia dei Giovani”, mi sono rivolto a lui per regia e allestimento, un po’ perché me l’aveva segnalata, un po’ per realizzare una promessa di lavoro».

La scelta vi sta dando ragione?

«È stata un’intuizione felice al di là delle nostre aspettative. Nonostante si basi su di un parlare sottile, merito della raffinatezza incredibile della scrittura di Serraute, arriva al pubblico e anche alla critica. Abbiamo due amici tra i quali era successo un malinteso, l’uno dice all’altro: perché ti sei allontanato da me? L’offeso gli risponde che dopo avergli raccontato di un successo, l’amico avrebbe reagito con una intonazione che lo avrebbe ferito, con una specie di degnazione nell’esprimere il giudizio, con un “ahhh!!!” lungo con pausa. Ed è questa pausa, questa sospensione che si chiama intonazione, a rivelare un retropensiero che disturba. Da lì si aprono gli scheletri nell’armadio, diventa un pretesto per sondare le diversità delle posizioni umane dei due. Mentre rimbalza sul pubblico come presa di coscienza».

Una amicizia distrutta per una intonazione?

«Capita anche a noi di avere trascurato un’amicizia, o di andare fuori tempo nel dire una cosa; a volte un niente, come un piccolo virus entra nell’animo delle persone e può scatenare un inferno. Diventa ancora più efficace quando a pronunciare queste parole sono due ottuagenari. I due amici sono intellettuali, parlano di Verlaine, di poesia, di esistenza, di lavoro, di fallimenti. Raccontare la trama però sminuisce il valore della commedia; valore che sta più nelle parole che nei fatti».

Ecco perché ha lasciato il titolo in francese.

«Serraute è difficile da tradurre, il nostro “per un sì o per un no” non rende l’idea. Perciò con Pizzi abbiamo lavorato molto sulla lingua in modo da non render la conversazione banale, ma neppure sospesa».

Si sente cambiato da questa pandemia?

«No, ma c’è la consapevolezza che nulla è come prima. Questa commedia dà il senso che nulla è recuperabile. C’è il rammarico che la vita non riprende con facilità. Per cui la commedia, che pone un ostacolo piccolo che paragono a un virus, cambia la vita degli uomini un po’ come è cambiata la nostra. Ma è stata un atto di coraggio che ci sta premiando. Con due attori e un grande scenografo che insieme fanno 250 anni». Euro 26-8.

Info: 0547 355959

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