Botte con spranghe a Lido Adriano: "Solo una fazione era armata"

C’è chi le ha date e chi le ha prese. E quelli che hanno avuto la sfortuna di rientrare fra i secondi, probabilmente dovranno fare i conti per tutta la vita con le lesioni riportate nel sanguinario regolamento di conti a colpi di spranghe di ferro, andato in scena la notte tra l’8 e il 9 luglio dell’anno scorso a Lido Adriano. Proprio alla luce della disparità delle prognosi tra le due fazioni – una kossovara e l’altra albanese – la Procura ha chiesto l’archiviazione per parte dei ragazzi identificati nel corso delle indagini partite dopo il far west. Caduta l’accusa di rissa per gli almeno otto ragazzi coinvolti, resta in piedi nei confronti di quattro di loro quella di lesioni personali aggravate.
Le indagini
Protagonisti della vicenda, da una parte, quattro albanesi, dall’altra altrettanti giovani di nazionalità kosovara, tra i 19 e i 37 anni. Nel marzo scorso alcuni di loro sono stati sentiti dal sostituto procuratore Lucrezia Ciriello al fine di chiarire l’esatta dinamica dei fatti e le precise responsabilità. Anche perché il fatto suscitò un certo clamore alla luce della violenza scatenata in un luogo pubblico, nei pressi di un’area verde della frazione rivierasca che per amara coincidenza toponomastica è intitolata “Parco dell’Incontro”. Quella notte il vicino luna park di viale Metastasio si era da poco svuotato. Tra i due gruppi c’era stato un precedente alterco, preludio di un conto in sospeso ancora tutto da regolare. Sta di fatto che all’appuntamento, intorno a mezzanotte, si presentarono almeno in otto, tutti di fatto incensurati eccetto uno. La notte della rissa sono intervenuti sia i carabinieri di Lido Adriano e Marina di Ravenna, sia la Volante della Polizia di Stato. Le indagini preliminari si sono servite anche degli accertamenti dei Ris di Parma sulle armi sequestrate: un martello da carpentiere, un tondino di ferro pieno, un manico di scopa arrugginito, un’asta in ferro e una spranga. E’ stato appurato che a impugnarle furono i quattro ragazzi kossovari, assistiti dall’avvocato Massimo Pleiadi. Furono loro a chiedere un incontro di chiarimento, presentandosi armati fino ai denti e, secondo l’accusa, «ben intenzionati a sferrare un’aggressione violenta...univoca e non reciproca ai danni degli albanesi, che si sono limitati a difendersi in assenza di alternativa». Tant’è che ora per questi ultimi, difesi dal legale Giacomo Scudellari, è arrivata la richiesta di archiviazione. Fra i sei ragazzi finiti all’ospedale, i suoi quattro assistiti hanno riportato le ferite più gravi; si sono dovuti sottoporre a urgenti interventi chirurgici, di ben altra portata rispetto alle contusioni e alle fratture diagnosticate ai feriti meno gravi, che ne hanno avuto per una o due settimane di prognosi. Nel gruppo albanese, un 33enne ci ha rimesso un occhio mentre un 37enne ha successivamente accusato un ictus. Ma anche uno fra i kosovari è rimasto sfigurato.FED.S.