Bonaccini sul lavoro: in Emilia-Romagna sosteniamo ricerca e sviluppo

BOLOGNA. Confindustria ha lanciato l’allarme: la crescita rallenta e la fiducia delle imprese è in calo. La preoccupazione è trasversale e coinvolge anche il presidente della Regione, Stefano Bonaccini.
Presidente, dalla recente indagine sulla congiuntura economica emerge la preoccupazione degli industriali emiliano romagnoli. La fiducia inizia a scricchiolare. Sono timori condivisibili?
«Assolutamente sì, la preoccupazione è reale e crescente. Veniamo da quattro anni in cui l’Emilia-Romagna è stata la prima regione per crescita, occupazione ed export pro-capite, con il 2018 che ha registrato per la prima volta oltre 2 milioni di occupati e un +1,4% di aumento del Pil regionale. Adesso le stime parlano di un +0,3% nel 2019, il che vorrebbe dire che a livello nazionale siamo in piena recessione. La cosa più preoccupante è che il Governo oscilla ancora tra la negazione del problema e misure assistenziali. Ma il lavoro non si crea per decreto, né col reddito di cittadinanza; servono investimenti pubblici e il sostegno a quelli privati, che invece sono stati tagliati. E servirebbe una politica industriale di cui non c’è davvero traccia».
Nei giorni scorsi a Milano ha incontrato la stampa estera per spingere gli investimenti stranieri in Emilia-Romagna. Qual è la strategia della Regione?
«Le nostre aziende vivono di export, grazie alla qualità e all’alto valore aggiunto di prodotti fortemente innovativi, e alle straordinarie maestranze impiegate. Come Regione abbiamo scelto di sostenere proprio gli investimenti in ricerca e sviluppo. A ciò si è aggiunto quello che prima non succedeva: grandi Gruppi italiani e stranieri scelgono l’Emilia-Romagna per potenziare i loro insediamenti produttivi o aprirne di nuovi. Una inversione di tendenza che abbiamo favorito attraverso la legge regionale sull’attrazione degli investimenti. Col primo bando abbiamo sostenuto 13 progetti con 41 milioni di fondi regionali, generando investimenti per 126 milioni e 1.200 nuovi occupati. Col secondo, destinato all’Industria 4.0, stanziando 11,5 milioni abbiamo permesso l’avvio di 5 progetti che hanno portato investimenti per quasi 40 milioni, con 250 nuovi posti di lavoro, 9 su 10 laureati. E ad investire in Emilia-Romagna sono stati Gruppi come Ibm Italia, Eon Reality, Lamborghini, Ducati Motor, Yoox, Teko Telecom, Avl Italia, B. Braun Avitum Italy, Hpe e Ima, per non dire di Philip Morris e del nuovo stabilimento realizzato ad Anzola Emilia».
L’apertura a queste operazioni industriali con grandi realtà straniere può essere indirizzata anche sulla Romagna?
«Certamente, e sta già avvenendo. A Milano abbiamo presentato il nuovo bando, col quale mettiamo a disposizione 35 milioni di euro, e abbiamo subito registrato interesse da più parti e nuovi contatti. Ma niente nomi, siamo abituati a parlare con gli atti. Di sicuro arriveranno altre sorprese positive, anche in Romagna, il cui traino non si esaurisce nei numeri record che pure macina sul fronte turistico».
In vista c’è l’appuntamento con Expo Dubai 2020. Costa fa la Regione per stimolare i collegamenti importanti in chiave export?
«La Regione è già a Dubai per lavorare su Expo, insieme alle nostre imprese, e per presentare le opportunità di investimenti sul nostro territorio. Ma è un’iniziativa che si colloca in una strategia più larga: a inizio giugno saremo in British Columbia (Canada) con il nostro settore agroalimentare, solo per fare un altro esempio».
Qual è la sfida più importante, a suo giudizio, che attende l’Emilia-Romagna nei prossimi anni?
«Con tutte le parti sociali e i territori abbiamo messo in campo una politica industriale anticiclica che ha mobilitato 20 miliardi di euro. Ma resta molto da fare. Abbiamo incalzato il Governo per sbloccare infrastrutture fondamentali per la competitività dei nostri territori. Così come stiamo facendo uno sforzo straordinario sulla messa in sicurezza del territorio: abbiamo già inviato al Governo un piano di interventi di protezione civile da oltre 146 milioni di euro e, proprio in questi giorni, un secondo sulle misure di prevenzione del rischio idrogeologico: 89 opere già cantierabili per un valore di 102 milioni. L’esecutivo nazionale rispetti gli accordi e dia il via libera ai fondi, noi siamo pronti. Lo stesso sulla rigenerazione urbana e la riqualificazione della costa. Ma c’è un ultimo punto sul quale vogliamo fare di più: la precarietà e il lavoro sottopagato. Intendiamo mobilitare tutte le leve a nostra disposizione come Regione: la legge sull’attrattività, ad esempio, sostiene solo le imprese che assumono a tempo indeterminato, mentre la nuova legge regionale sui tirocini è più stringente ed esigente verso le aziende».

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