di GIANNI ARFELLI E FRANCESCA MOLARI
Lo Stadium di Rimini ospita una delle ultime date del lungo “Palco centrale tour”, che dall’autunno scorso ha riportato sui palchi italiani Biagio Antonacci dopo tre anni di assenza, causati anche da una surreale vicenda sanitaria provocata da una spina di pesce conficcata in gola. Se dai palchi era lontano da tre anni, dalle incisioni Antonacci è lontano addirittura da quattro, essendo “Chiaramente visibili dallo spazio”, del 2019, il suo ultimo album, da cui sono stati tratti in questo tempo ben cinque singoli.
Antonacci dichiara di volersi dedicare in futuro ad uno stile più minimale nei suoni, che valorizzi maggiormente il testo, allontanandosi dal pop, fino ad arrivare ad un disco di sole chitarra e voce. Il concerto non risente però particolarmente di questa volontà del cantautore, visto che la band è una di quelle che non si vedono spesso negli ultimi anni dal vivo, e garantisce un suono tutt’altro che minimale: sette musicisti, diretti dal chitarrista Placido Salamone, Massimo Varini e Emiliano Fantuzzi alle chitarre, Jacopo Carlini alle tastiere, Lucio Fasino al basso, Donald Renda alla batteria ed Ernesto Lopez alle percussioni.
“Centrale” ed “energia” continuano ad essere i punti cardine dei suoi live? Cosa deve aspettarsi il pubblico di riminese?
«Le parole chiave sono energia, inclusività, stare insieme, condividere, guardarsi negli occhi a 360 gradi. Quando dai le spalle a qualcuno fai contento qualcuno e scontento qualcun altro, allora mi giro e cerco di restituire».
Il pezzo che non deve assolutamente mancare in un suo concerto?
«Sicuramente “Se io se lei”, “Iris”, “Quanto tempo e ancora” i pezzi storici, ma anche i successi recenti».
Con suo figlio Paolo, che è un autore molto apprezzato (ha scritto tra le altre “Tango” con Tananai), vi scambiate consigli lavorativi?
«Con mio figlio Paolo ci scambiamo dei consigli molto belli. Lui mi fa ascoltare subito le sue cose e io a mia volta sono felice di fargli ascoltare le mie».
Com’è stato cantare “Voglio cantare come Biagio” sul palco dello scorso Sanremo?
«È stato bello cantare quel pezzo con Tananai, che l’ha fatto diventare suo. È stata una bellissima esperienza. Sono stato accolto bene dai suoi fan e infatti insieme abbiamo cantato “Sognami” al suo concerto al Forum pochi giorni fa. Quando sono sul palco con Tananai mi sento vicino a mio figlio e questa è una cosa molto bella».
C’è un filo conduttore che lega i suoi brani, da quelli di ieri fino ai due nuovi singoli “Seria” e “Telenovela” che anticipano il nuovo album?
«Il filo conduttore è divertirsi, non seguire le tracce del mio passato, ma andare avanti»
Ha scelto di vivere a Bertinoro nella campagna romagnola. Come si trova?
«La Romagna mi ha regalato tante cose. Innanzi tutto qui ho conosciuto la terra ed è molto bello poterlo dire. Ho conosciuto le piante, le stagioni. La terra è una filosofia di vita. È madre, è figlia; la terra è legame, non è mai frontiera».
La Romagna le ha “regalato “anche il legame con Laura Pausini. Come è nata la vostra amicizia?
«Laura l’ho conosciuta altrove, ma quando poi ci siamo incontrati in Romagna magicamente è stato meraviglioso perché abbiamo fatto le prove del tour a Bertinoro e lì sono nate tante cose».
Come cosa?
«Mio figlio Paolo e Tananai hanno scritto insieme “Tango”, che per me è in assoluto la canzone più bella dell’ultimo Sanremo ed è nata proprio nella nostra casa in Romagna. Io ero via e i ragazzi si sono divertiti e hanno scritto un capolavoro».
Gli artisti delle nuove generazioni hanno po’ perso il senso della gavetta?
«Sì perché si aspettano subito i risultati. Noi sognavamo i risultati, loro li vogliono fuori dalla porta, altrimenti mentalmente mollano, non hanno costanza. Non tutti però, quelli che restano sono quelli che hanno sbattuto la testa contro i no».
L’emozione più forte che le ha regalato la musica?
«I miei primi live negli stadi e poi il concerto al Colosseo, sono stato il primo artista nel mondo a suonare all’interno del Colosseo». Info:
www.stadiumrimini.net