Basket B, Rinaldi: "Rimini, se non sei concentrata rischi con tutti"

La domanda del giorno è: nei play-off conta di più il fattore campo o il tabellone? Statisticamente, ma anche a sensazione, si direbbe la seconda: è successo infatti spesso e volentieri che la testa di serie n.1, in un play-off, non riuscisse alla fine a vincerli (Teamsystem Rimini, ma anche la Forlì della DnA i casi più famosi). Ecco perché il day after dell’inserimento nel tabellone “3” della B, con i quarti contro Taranto (gara1 domenica alle 19, gara2 martedì 17 alle 20.30, gara3 venerdì 20 alle 21, poi si vedrà) nel mirino, prevale in casa Rbr l’ottimismo, al di là di aver perduto le prime due piazze. «Il record di 23-7 è buono – dice capitan Rinaldi dopo il successo contro la Luiss Roma che ha chiuso la regular season biancorossa – ovvio che quella sconfitta con Rieti ci ha privato di una delle due posizioni dove eravamo stati tutto l’anno, però io segnalo che, a Treviso, sono partito tre volte da primo e non sono mai stato promosso…».
I playoff, volenti o nolenti, si vincono quindi in trasferta e sono oggettivamente un’altra cosa. Lo sappiamo da secoli, raramente qualcuno ha conquistato una promozione vincendo solo in casa e se è vero che il Flaminio quando è pieno è una bella bolgia, è altrettanto vero che la Rinascita ha le carte in regola per vincere ovunque, che sia Taranto, Ruvo di Puglia, Faenza, Roseto o Ancona. «Sì, e in ogni caso devo dire che siamo partiti in estate con sei giocatori e l’allenatore nuovo – continua il pivot di RivieraBanca – e ne abbiamo fatte in totale sette o otto al completo, per cui la squadra c’è eccome. Ora bisogna guardare solo a noi stessi».
Torniamo al tabellone: aver evitato le due Rieti e Agrigento è un affarone. Ruvo di Puglia (la teorica avversaria in semifinale) non sembra irresistibile, tanto che Faenza potrebbe sognare il colpaccio, mentre la squadra da battere – Roseto – è sicuramente talentuosa ma non intensa come le due squadre sabine, che fanno della difesa e della fisicità le armi spesso sofferte dalla Rinascita. Ma in origine c’è il CJ Taranto di Conti, Diomede e Ponziani, squadra abbastanza esperta ma poco profonda (rotazione di fatto a sette-otto giocatori) che ha confezionato un 17-13 in stagione, con prevalenza di successi casalinghi (10-5, mentre è 7-8 fuori casa). «Può sembrare una strada più semplice, ma sappiamo che noi dipendiamo solo da noi stessi, se siamo concentrati non ci fa paura nessuno, altrimenti rischiamo con tutti. Taranto? Non la conosco bene, ma mio fratello ci ha giocato contro due volte per cui chiederò i dettagli. Sappiamo che i campi del Sud sono caldi e tosti, partiamo con gara1 domenica e pensiamo a quella. Il resto verrà di conseguenza».

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