Basket B, il mercato ha creato una Rbr grandi firme

Archivio

MATTEO PEPPUCCI

Quando, nell’estate 2018, il progetto Rinascita Basket Rimini venne alla luce, presentato in pompa magna al Borgo San Giuliano, la memoria di molti, se non tutti, tornò alle ultime due promozioni in A2 della storia del Basket Rimini. Entrambe (nel 1992 con Myers, Ferroni, Ruggeri, Semprini e compagnia, nel 1998 con Scarone, Righetti, Benzi e compagnia) a forti tinte riminesi. Quel concetto (forse un po’ sopravvalutato, possiamo dirlo?) che la Rinascita di Maggioli, Carasso, Maresi e Turci ha spesso e volentieri citato come un “must” (leggasi il termine territorio, unito a passione e identità).

Ora, dopo un anno di C Gold e due di serie B (interrotti dal Covid) ci troviamo di fronte a uno squadrone pazzesco, con quattro conferme rispetto allo scorso anno, i soli Francesco Bedetti, Rinaldi e Scarponi (classe 2004) “figli del Cap 47922” e tante novità di rilievo, autentici fuori-categoria per un girone C della serie B tosto, ma dove Riviera Banca è la favorita numero uno senza se e senza ma per il salto di categoria.

Acquisti pesanti

L’avvento di Tassinari, Arrigoni, Masciadri, Saccaggi e dell’under Paesani, che hanno sostituito Crow, Moffa, Peroni, Fumagalli, Ambrosin e Simoncelli (scelta di vita) e le conferme di Mladenov e Rivali certificano la volontà assoluta della società di vincere il campionato e di giocare quello con gli americani il prossimo.

Alternativa, per gli sponsor, i soci e tutto il balletto collaterale, non c’è: Rimini è relegata al dilettantismo ormai dal 2011, la voglia di tornare “su” non è più contenibile, ne rimandabile. Rbr ha provato a conquistare la gloria con i giocatori riminesi, ma si è messo di mezzo il Covid e in ogni caso, la bontà della campagna acquisti a firma congiunta tra coach Ferrari e Turci non si può discutere. Chi storce il naso salirà sul carro della metamorfosi dopo le prime vittorie, a patto che il gruppo riesca (come avevano fatto i precedenti) a identificarsi con il Flaminio e la città, e non ad assomigliare a una serie di figurine messe lì assieme.

A questo roster non manca niente: c’è fisicità, esperienza, atletismo, tiro da fuori, imprevedibilità, gente che difende, gente che sprinta, gente che ragiona, giovani in rampa, un allenatore con tutti i galloni del valore aggiunto. La pressione, quella che ha disintegrato Simon Biles e Naomi Osaka a Tokyo, è solo un privilegio, ora si lavorerà per vincere.

Dove, invece, territorio e riminesità saranno fondamentali è alla voce settore giovanile: se il progetto Rbr (che raggruppa una decina di società della provincia, con qualche uscita di scena, ma non ha ancora ingranato) cambierà marcia davvero, iniziando a essere effettivo serbatoio per la prima squadra, allora ogni pezzo del puzzle sarà al suo posto. Che nel frattempo siano Tassinari (e non “Batman” Meluzzi), Saccaggi (e non Crow) e Ferrari (e non Bernardi) a portare in A2 la Rimini del basket, lascia il tempo che trova. Basterà solo vincere, per non ricordarsene minimamente.

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui