Basket A2 play-off, Unieuro-Udine: sfida tra mondi lontanissimi

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Due squadre molto diverse tra loro, due percorsi differenti, due modi opposti di viverne l’evolversi e, fondamentalmente, due mondi lontanissimi. Eppure Pallacanestro 2.015 Forlì e Apu Udine, ora, si trovano affiancate davanti allo stesso bivio da cui una sola strada porta alla finale per la serie A e una sola squadra potrà imboccarla.


Solidità del collettivo

L’Unieuro resta, in realtà un passo avanti all’avversario in virtù del vantaggio del fattore campo, ma il confronto tra “poli opposti” è destinato davvero a fare scintille con esiti impossibili oggettivamente da pronosticare. Forlì e Udine hanno, difatti, più di un asso da calare sul tavolo e i biancorossi sperano di fare valere quello che non è né rosso né nero, “né fiori né quadri”, ma rappresenta il peso che nello sport di squadra detiene ciò che suol definirsi “intangibile”: la coesione granitica del gruppo, lo spirito che lo cementa e che rappresenta il “quid” in più che eleva la semplice sommatoria del valore dei suoi singoli componenti. Se prendessimo solo in esame questi ultimi, l’Udine di oggi varrebbe ben più dell’Unieuro, ma i friulani in questa stagione non hanno una storia di ferrea solidità del collettivo davanti alle difficoltà, tale qual è stata ed è quella dei romagnoli. Il campo lo dimostrerà o dirà altro? Probabilmente la storia della semifinale passerà da qui. Per essere ancora più espliciti, è il confronto tra chi ben presto ha dimostrato una precisa identità tecnica e mentale e l’ha vista poi ulteriormente maturare e solidificarsi più cresceva il livello della contesa e chi ha provato a ricercare la propria identità tra cambi continui di guida tecnica (via Matteo Boniciolli, promosso il vice Carlo Finetti), di giocatori e assetti tattici: dentro a fine dicembre Alessandro Gentile, a inizio gennaio Diego Monaldi, a marzo Gianmarco Bertetti e, dopo avere giocato a lungo con un solo straniero, a inizio play-off il centro Emanuel Terry. Ora Udine ha una sua fisionomia chiara. Avrà maturato anche un proprio, preciso Dna?
Di sicuro questa continua ricerca di un “centro di gravità permanente” ha reso incostante il percorso dei bianconeri. Delle 5 sconfitte casalinghe (contro le 2 di Forlì), una è arrivata nel girone Blu e l’altra nei quarti di finale con Cividale.
Costanza che, invece, i ragazzi di coach Antimo Martino non hanno avuto solo in termini di risultati, ma anche di prestazioni. Le statistiche lo confermano. Nella prima, seconda fase e nei play-off, l’Unieuro ha segnato rispettivamente 75.7, 75 e 76.7 punti di media e ne ha subiti 68.6 (regular season), 68.3 (girone Giallo) e 66 (con Chiusi). La regolarità è evidente, così come lo è il miglioramento delle cifre che, pur in assenza di Sanford, hanno visto la panchina biancorossa produrre ai play-off 37 punti di media contro i 24.2 di quella udinese. L’Old Wild West, invece, è passata dai 74.7 punti a gara della prima fase al picco degli 87.8 della seconda, per poi riscendere a 77.8 nella serie con Cividale. E in difesa, i punti subiti hanno avuto lo stesso andamento: rispettivamente 74.6, 79.1 e 74.2 adesso.

Udine al completo


Riuscirà la retroguardia romagnola a tenere sotto media anche i tanti, buonissimi attaccanti friulani? Altro quesito chiave della vigilia, perché sarà la prima volta che la “Pieffe” affronterà l’Apu nella sua versione definitiva e completa. Guai, però, sarebbe concentrare le attenzioni solo sui “tenori” Gentile, Briscoe e Monaldi. Con Cividale la scena se la sono presa anche altri. Da Gaspardo (11.8 punti di media) all’ex Palumbo sempre più utilizzato (tira col 58% da tre) sino a quell’Ethan Esposito che, con quasi 12 punti a gara col 75% da due e il 38% da tre, sta facendo tornare molti conti a coach Finetti.

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